Agrigento: estorsioni, la Dia arresta il boss Massimino e un suo sodale

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Arresti all’alba di oggi da parte della Dia nei confronti di due agrigentini. Si tratta di Antonio Massimino, commerciante di 48 anni, e Liborio Militello, muratore di 49 anni. I due sarebbero accusati di tre tentativi d’estorsione aggravata, ai danni di un imprenditore edile agrigentino impegnato nella realizzazione di una palazzina in città.

Massimino e Militello si sarebbero recati nel cantiere edile avanzando richieste di denaro ed esercitando al contempo pressioni per l’assunzione di personale. I fermi sono stati disposti dal procuratore aggiunto di Palermo Maurizio Scalia, che ha coordinato l’indagine con i pm Claudio Camilleri e Alessia Sinatra. Gli arrestati non sono considerati volti nuovi nel settore.

Infatti, Massimino  – attualmente sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale – era stato arrestato in Belgio nel gennaio del 1999, su richiesta della Direzione Distrettuale Antimafia, nell’ambito della cosiddetta operazione “Akragas“, che aveva consentito, fra l’altro, di individuare i responsabili di ben 22 omicidi, un tentato a omicidio ed un sequestro di persona.

A far scattare le manette per Massimino sono state le le dichiarazioni del collaboratore empedoclino Alfonso Falzone, il quale, lo accusava di essere persona ”vicina” alla famiglia di Cosa Nostra di Agrigento Villaseta. Massimino era stato condannato alla pena di anni quattro di reclusione per associazione mafiosa, poi confermata in appello. Nel giugno 2002, la Corte di Appello di Palermo, ritenendolo socialmente pericoloso, lo aveva sottoposto alla misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di due anni. Nel marzo 2003, l’Ufficio di Sorveglianza del Tribunale di Milano, dichiarandolo socialmente pericoloso, gli aveva applicato la misura di sicurezza della libertà vigilata per la durata di due anni.

Nel 2005, sempre Massimino è stato arrestato nell’ambito dell’operazione “San Calogero”. Poi, nel 2007, con sentenza emessa del Tribunale di Palermo, nel processo celebrato col rito abbreviato, Massimino è stato condannato a 15 anni di reclusione, per aver fatto parte, in qualità di promotore e organizzatore di un’associazione diretta al traffico di stupefacenti e per aver fatto parte delle famiglie mafiose operanti ad Agrigento.

L’altro arrestato, Militello, sarebbe invece un fidatissimo sodale di Massimino “dal quale – secondo gli inquirenti – ha ricevuto sistematicamente ordini che ha portato regolarmente a compimento”. Nel gennaio del 2001 venne condannato per una tentata estorsione con minacce e violenza ai danni di un funzionario sindacale fino a chiedergli 5 milioni di lire al mese per tre mesi. Massimino e Militello sono stati rinchiusi nel carcere di Agrigento, ma nel frattempo proseguono le operazioni della Dia che sta ancora controllando i beni appartenenti ai due agrigentini. (sofia dinolfo)