Palermo: svelato in basilica San Domenico il monumento all’ex assessore Tusa

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“Un racconto di pietra, con il mare spezzato (lapislazzuli) e un portello tombale strappato che non può chiudere o sigillare la ricchezza culturale della sua opera, riflette nella notte la tua immagine, perché appartiene alla sua stessa vita”. Con queste parole annotate nel suo ‘Diario di lavoro’ l’artista Michele Canzoneri descrive il monumento commemorativo a custodia dell’urna contenente le ceneri dell’archeologo Sebastiano Tusa, svelato in mattinata, a Palermo, nella cappella del Ss. Crocifisso nella chiesa di San Domenico, il Pantheon dove riposano i personaggi siciliani illustri, come il giudice Giovanni Falcone.

Un’opera non in linea con altre tombe all’interno di navate e cappelle, ma che si integra e penetra trasversalmente nel visibile scavo fatto nel muro, orientandosi come una mappa ideale in direzione del Mediterraneo che l’archeologo tanto amava. I lavori per l’opera scultorea sono iniziati nel 2019 e durati due anni, anche per le interruzioni dovute alla pandemia utili, però, a Canzoneri ad approfondire la vita di Tusa. “Non avrei mai voluto fare quello di costruire la memoria di una amico in pietra – sottolinea l’artista –  un amico conosciuto da ragazzo”.

Per ricordare l’assessore regionale ai Beni culturali scomparso tragicamente nella sciagura aerea avvenuta in Etiopia il 10 marzo 2019, una cerimonia aperta alla città alla quale hanno partecipato, tra gli altri, oltre a Canzoneri, il presidente della Regione Siciliana Nello Musumeci, con gli assessori Alberto Samonà, Toto Cordaro, Ruggero Razza e Roberto Lagalla, il prefetto di Palermo Giuseppe Forlani, la soprintendente ai Beni culturali di Palermo Selima Giuliano, la soprintendente del mare e vedova di Tusa Valeria Li Vigni, il priore di San Domenico padre Sergio Catalano, il responsabile dell’ufficio speciale progettazione della Regione Siciliana Leonardo Santoro.

“Il restauro della cappella del Ss. Crocifisso – dice padre Catalano – ci ha permesso di recuperare lo spazio e ridisegnarlo per poter essere riutilizzato come luogo di preghiera”. “Nel suo breve periodo di gestione – dice Musumeci – Sebastiano Tusa ci ha lasciato linee guida che continuiamo a seguire e a rispettare. Di lui ci restano gli studi, i testi, le testimonianze, l’autorevolezza e quella visione moderne e d’avanguardia dei beni culturali siciliani, che oggi diventano patrimonio della nostra memoria”.

La stele funenaria di marmo dell’artista Canzoneri vuole essere un omaggio alla memoria dell’archeologo siciliano di caratura internazionale che si è dedicato alla sua disciplina sotto tutti i punti di vista: sul campo, guidando importantissime campagne di scavi in Sicilia e all’estero; da studioso, con la pubblicazione di alcuni testi fondamentali per la conoscenza del passato della Sicilia; da amministratore, guidando la Soprintendenza di Trapani, divenendo il primo soprintendente del Mare della Sicilia e ricoprendo, infine, il ruolo di assessore regionale.
L’opera si inserisce nella parete destra della cappella e si compone, a sinistra, di un’onda di marmo bianco di Carrara che, con elementi in lapislazzuli, vetro e frammenti giallo di Siena, evoca il Mediterraneo tanto caro a Tusa; a destra, invece, un blocco di vetro acrilico opaco colorato blu oltremare, fa scorgere il mistero e ne scherma la visione, ma allo stesso tempo riflette l’immagine di chi osserva, tirandola dentro a questo mistero. La personalità poliedrica di Sebastiano Tusa è ben espressa dall’epitaffio che, attraverso una sua frase, lo ricorda nel monumento commemorativo: «Di fronte all’ignoto, il viaggio permette di avere l’emozione della scoperta: cercare, trovare, rischiare, per la sete di conoscenza e per quell’Ulisse che è in noi».
Il restauro della cappella del Ss. Crocifisso, a cura dell’Ufficio speciale per la progettazione della Regione, ha restituito all’originaria bellezza lo spazio architettonico e le opere d’arte in esso custodite, tra cui la singolare “macchina scenica” dell’altare, con le quattro tele mobili tardo settecentesche e il Crocifisso ligneo cinquecentesco di Giovanello de’ li Matinati, raffiguranti i cinque misteri dolorosi del Santo Rosario.