“Massimo Ciancimino è una ex icona antimafia e un pataccaro”. A descrivere con queste parole il figlio dell’ex sindaco mafioso di Palermo, Vito Ciancimino, è l’avvocato Basilio Milio, giunto alla quarta udienza dedicata alle arringhe difensive al processo sulla trattativa tra Stato e mafia. Milio, che difende i generali Mario Mori e Antonio Subranni, accusati di minaccia a corpo politico dello Stato, ha definito Ciancimino, che è imputato nel processo per concorso esterno in associazione mafiosa, “inattendibile”. E ha ribadito, come già fatto nella prima udienza, che il ‘papello’, cioè l’elenco di richieste fatte da Cosa nostra allo Stato per fare cessare, secondo l’accusa, la strategia stragista, è “un falso”.
“E la prova che lo sia e’ una prova logica. Massimo Ciancimino infatti nel 2002 scrive un appunto su una carta antica, del 1987, di cui quindi aveva la disponibilità “, spiega Milio. Per l’avvocato Milio “la valutazione laica e serena rivendicata dai pm nei confronti del Ciancimino junior è il frutto dell’errata valutazione che la Procura ha fatto sullo stesso. Ed è lo stesso concetto già espresso, con gli stessi termini, dall’accusa nel processo Mori-Obinu, finito poi come sappiamo, cioè con una sentenza di assoluzione ormai definitiva per Mori e Obinu”. Poi il legale dei due ex alti ufficiali dei Carabinieri, proseguendo l’arringa difensiva, ha auspicato l’intervento della Corte dei Conti “visti i costi del dibattimento” e ha elencato una sfilza di documenti che a suo modo di vedere sarebbero stati “taroccati” da Ciancimino. A partire dalla presunta lettera a Silvio Berlusconi che sarebbe stata scritta dal padre di Ciancimino, fino ai ‘pizzini’ del boss mafioso Bernardo Provenzano. “Ciancimino ha dimostrato la sua tendenza a falsificare”, ha detto Milio. (Adnkronos)