Un comitato d’affari condizionava a fini privati l’attività del Comune, e non solo. Imprenditori, funzionari comunali, costruttori e manager delle municipalizzate, tutti coinvolti nell’operazione “Terzo Livello” della Dda di Messina, con 13 provvedimenti cautelari e misure cautelari reali a carico di 3 imprese con svariati beni sequestrati per un valore di oltre 35 milioni di euro.
Al centro l’ex presidente del Consiglio Comunale Emilia Barrile, la più votata tra i candidati delle ultime due tornate elettorali. Tra i nomi coinvolti c’è anche quello del direttore generale dell’azienda di trasporti Atm, Daniele De Almagro, che sarebbe stato favorito dalla Barrile in cambio dell’assunzione nella società di un autista, che non aveva i requisiti per svolgere il lavoro.
Indagato anche il costruttore Vincenzo Pergolizzi: la Barrile gli avrebbe fatto acquistare, grazie alla complicità del funzionario comunale Francesco Clemente, il terreno comunale dove doveva realizzare una palazzina. Tra gli indagati anche il commercialista Marco Ardizzone e gli imprenditori Angelo Pernicone e Giuseppe Pernicone, titolari di una società di vigilanza che svolgeva l’attività in occasione di eventi allo stadio.
In cambio di agevolazioni nelle pratiche amministrative Emilia Barrile avrebbe ottenuto l’assegnazione a una coop che controllava della gestione dei punti di ristoro allo stadio. Emilia Barrile, con il costante supporto del suo consigliore Marco Ardizzone – ritenuto nei primi anni ’90 vicino al locale gruppo criminale dei “Mancuso”, egemone nel rione Gravitelli – avvalendosi dell’incarico politico allora ricoperto, sarebbe intervenuto con metodicità presso i competenti Uffici comunali o le Aziende partecipate perché alcune istanze avanzate da imprenditori venissero portate a buon fine, finalizzando tale condotta ad acquisire consenso anche in prospettiva elettorale, soprattutto attraverso poi la “distribuzione” o la promessa di posti di lavoro presso le imprese dei richiedenti il suo intervento.
Emilia Barrile si sarebbe prodigata a risolvere problematiche burocratiche, estranee al suo mandato ma pur sempre abusando della sua influenza politica nell’apparato amministrativo della città, in favore di potenziali portatori di pacchetti di voti.
Inoltre Emilia Barrile è emersa quale dominus di fatto di due cooperative peloritane operanti nel settore della ristorazione e delle pulizie – la “Peloritana Servizi”, impegnata nella controversa gestione dei punti ristoro e dei parcheggi dello stadio San Filippo di Messina, e la “Universo e Ambiente”, risultata affidataria del servizio di pulizie dell’Amam.
Il secondo contesto investigativo, invece, riguarda la frenetica attività di Vincenzo Pergolizzi – ritenuto vicino alla criminalità organizzata operante a Barcellona Pozzo di Gotto, Messina e Catania, ai tempi dell’attività sottoposto alla misura di prevenzione della sorveglianza speciale con obbligo di soggiorno nel Comune di Milazzo – che attraverso la complicità di familiari e persone di fiducia, avrebbe posto in essere condotte al fine di sottrarre, a possibili procedure di prevenzione nei suoi confronti, il rilevante patrimonio immobiliare delle società lui riferibili e al contempo frustrare il recupero coattivo del credito erariale da cui le stesse sono gravate, quasi un milione di euro accertato dovuto all’erario.
I provvedimenti restrittivi in carcere sono stati notificati a: Vincenzo Pergolizzi, 65 anni; ai domiciliari, invece, sono finiti Emilia Barrile, 48 anni, Marco Ardizzone, 46 anni, Francesco Clemente, 51 anni, Stefania Pergolizzi, 40 anni, Sonia Pergolizzi, 38 anni, Carmelo Cordaro, 58 anni, Michele Adige, 38 anni, Vincenza Merlino, 54 anni, Carmelo Pullia, 50 anni, Giovanni Luciano, 53 anni.
E’ stata inoltre disposta la sospensione dal pubblico ufficio in atto ricoperto per la durata di sei mesi nei confronti di Daniele De Almagro, 53 anni; divieto temporaneo, per la durata di sei mesi, di esercitare attività imprenditoriali e di ricoprire uffici apicali in seno ad imprese e persone giuridiche nei confronti di Antonio Fiorino, 52 anni.
I destinatari delle misure cautelari, con altri sette indagati a piede libero, sono stati ritenuti responsabili, a vario titolo, di corruzione per un atto contrario ai doveri d’ufficio, induzione indebita a dare o promettere utilità in concorso, corruzione, detenzione illegale di armi, accesso abusivo ad un sistema informatico o telematico, turbata libertà degli incanti, associazione per delinquere, intestazione fittizia di beni, sottrazione fraudolenta al pagamento delle imposte.
Le misure cautelari reali, hanno colpito gli interi capitali sociali e compendi aziendali della “Per.Edil Srl”, della “Co.Ste.Son. srl” e della “Er.Gi. Costruzioni srl”, oltre ben 11 cespiti immobiliari rientranti nel patrimonio personale di uno dei soggetti oggi colpiti anche dalla misura cautelare personale, per un valore complessivo stimato prudenzialmente in euro 35 milioni.