Palermo: bancarotta fraudolenta e autoriciclaggio per i fratelli Mazzara

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Bancarotta fraudolenta, autoriciclaggio e reimpiego di capitali illeciti. Sono i reati contestati agli imprenditori palermitani dell’abbigliamento Vito, Vincenzo e Marco Mazzara, di 66, 59 e 27 anni, finiti agli arresti domiciliari per ordine del gip, che ha disposto anche il divieto di attività d’impresa per un anno. Con lo stesso provvedimento sono state sequestrate preventivamente le quote di due società e di un negozio di abbigliamento ancora aperto nel capoluogo siciliano.

Le misure, richieste dalla procura ed eseguite dal Comando provinciale della guardia di finanza, arrivano al termine di una indagine condotta dal Gruppo tutela mercato capitali del Nucleo di polizia economico-finanziaria di Palermo: secondo gli investigatori la famiglia Mazzara, nota in città perché storicamente presente nel mercato con un proprio marchio di abbigliamento, avrebbe messo in piedi un “complesso e articolato sistema di società” e ogni volta lo “schema illecito” sarebbe stato sempre lo stesso: “Svuotavano ciclicamente le societa’ mediante cessione e affitti di rami d’azienda”, è l’accusa.

A quel punto le società fallivano ma la vendita al dettaglio di abbigliamento continuava con nuove compagini. I Mazzara nel tempo hanno gestito sette punti vendita nelle zone di Resuttana-San Lorenzo e del Politeama, “erano una la continuazione aziendale dell’altra”: ogni volta con “analogo oggetto sociale, soci e coincidenza di sedi operative e asset aziendali”.

Secondo le indagini delle fiamme gialle sono tre le società fallite in un breve arco temporale che va dal 2015 al 2018 e che avevano accumulato un passivo fallimentare per circa 4,5 milioni di euro a danno dei fornitori e dell’Erario (la cifra dovuta allo Stato è di oltre due milioni di euro). Quello che gli investigatori definiscono un “collaudato schema fraudolento” era stato replicato anche con due nuove società di recente costituzione, che hanno già accumulato debiti per oltre 400mila euro: sono queste le aziende finite sotto sequestro, insieme con l’unico punto vendita ancora attivo nel centro di Palermo.