A Leandro Greco, il nipote del “papa” della mafia, Palermo stava stretta e pensava di programmare investimenti all’estero. Proprio come la figlia di Totò Riina, che gestisce un ristorante a Parigi, il 28enne, ancora incensurato, intendeva aprire un’attività in Francia, una boutique sartoriale.
“La prossima settimana…voglio andare…voglio andare a vedere una casetta in affitto a Cannes… voglio provare delle iniziative”. L’intenzione emerge da una intercettazione che fa parte del fitto reticolo di informazioni alla base del decreto di fermo che due giorni fa ha dato un ulteriore colpo al tentativo di far decollare la commissione provinciale di cosa nostra.
E’ il 27 dicembre scorso e Leandro Greco,a bordo di un’auto, dice ai suoi interlocutori, tra cui il fratello: “Sto partendo. Stiamo andando a Cannes. Prossima settimana, voglio andare a vedere una casetta in affitto a Cannes, voglio provare delle iniziative…”. E poi fa cenno a “una boutique sartoriale”.
E il fratello: “Io la vedo, dipende dall’attività che fai… guadagni i tuoi quattromila euro al mese…”. E Leandro: “Ma per là sono pochi”. L’altro riprende: “Però almeno hai un’azienda, vai avanti, hai un nome hai una cosa capito? Ci lasci una cosa ai tuoi figli importante, tu ti fai belle amicizie, belle conoscenze”.
Il nipote di Michele Greco già progettava, pensando agli affari e alle nuove rete di amicizie e appoggi: “Si lavora là fino al venerdì e il sabato e la domenica si ritorna dalla famiglia qua, però a livello lavorativo ti incrementi là…”.
In linea generale, spiegano i magistrati, “gli elementi sin qui compendiati offrono chiara contezza dei livelli parossistici di preoccupazione raggiunti da Greco per sfuggire ai controlli di polizia giudiziaria, il che potrebbe rendere ancor più agevole al soggetto la messa in atto di eventuali propositi di fuga”.
Greco è solito effettuare incontri con esponenti apicali del medesimo mandamento all’interno della propria abitazione di via Ciaculli, già residenza del nonno, nel cuore della borgata, “che non consente la possibilità di effettuare strutturati servizi di osservazione in loco, poiché la presenza di soggetti estranei desterebbe immediato allarme”.
Oltre ad utilizzare la propria abitazione “quale roccaforte per incontrare le persone a lui vicine, evitava l’utilizzo della sua stessa utenza telefonica, impiegando le utenze telefoniche delle persone che, di volta in volta, erano da lui”.