Parte finalmente anche in Sicilia il processo tributario telematico. La scadenza accorcia ancora tendenzialmente le distanze del processo tributario dagli altri due – civile e amministrativo – nei quali l’esperienza del digitale si è ormai radicata da tempo.
La svolta chiama alle armi tutti gli operatori, parti, giudici e personale delle segreteria, il cui collante comune è l’interesse al funzionamento di una moderna riforma di sistema.
Il ptt (processo tributario telematico) si lascia apprezzare per la snellezza del procedimento di informatizzazione, anche se sono state segnalate alcune criticità iniziali dagli stessi giudici tributari. Ma questo non incrina la positività della riforma, come comprovato dai dati statistici. Secondo il rapporto trimestrale sullo stato del contenzioso tributario elaborato dal MEF Dipartimento Finanze, infatti, nelle CTP, nel primo trimestre 2019 circa il 62% degli atti processuali è stato trasmesso telematicamente. Piace ricordare, altresì, il mantenimento degli standard e del primato dell’Avvocatura, che resta la categoria professionale maggiormente rappresentativa (2.651 utenti) seguita dai commercialisti (1.090).
Dobbiamo auspicare, pertanto, che la rivoluzione digitale o cambio di paradigma, come qualche illustre scrittore l’ha definita, non debordi e non resti infiacchita come, purtroppo, è già capitato al processo amministrativo, nel quale ormai il decreto sicurezza ha definitivamente imposto per legge il deposito della copia cartacea del ricorso e degli scritti difensivi, con l’attestazione di conformità al relativo deposito telematico.
E’ la triste epifania dell’eterogenesi dei fini. Al di là dell’evento liturgico del primo luglio, pertanto, occorrerà che ognuno dia buona prova di sé e, soprattutto, abbia a mente che il processo telematico deve essere coniugato col giusto processo, garantendone l’attuazione costituzionalmente prevista.
Il processo tributario telematico non risolverà in toto le criticità del rapporto processuale ma è in grado di garantire delle certezze, quelle derivanti dalla trasformazione del dato informativo in un numero.
E’ auspicabile, sotto questo profilo, che il processo telematico consentirà di liberarci da questioni pregiudiziali che tanto e per tanto tempo hanno occupato i fascicoli, dalla ritualità delle notifiche alle modalità di collocazione della procura nell’atto. E’ altrettanto auspicabile che, nell’applicazione di alcuni istituti, come l’esercizio del potere di certificazione di conformità a carico dei difensori della parte privata e dei delegati della parte pubblica, l’assunzione della veste di pubblici ufficiali ad ogni effetto non determini un pericoloso ed arbitrario, quanto trasmodato, utilizzo improprio dei rilievi.
Bisogna, infine, sperare che in Sicilia, la Regione con il più alto numero di giudizi pendenti (come rilevato nella Relazione del Presidente della Commissione Tributaria Regionale all’inaugurazione dell’Anno giudiziario), il processo telematico possa contribuire a ridurre tale pesante carico che non garantisce la efficace tutela dei contribuenti.
Antonio Damascelli – Presidente Uncat, Angelo Cuva -Tesoriere