“In Sicilia la concentrazione di biossido di azoto è più alta nelle stazioni urbane, la concentrazione maggiore si manifesta nelle aree a maggiore urbanizzazione, quindi dove il traffico veicolare è più presente. In particolare, a Palermo è stato superato il valore limite fissato in 40 microgrammi a m3, relativo alla concentrazione media annua, in due stazioni, Di Blasi e Castelnuovo”. Lo dice Lucia Basiricò, che ha presentato la relazione di Arpa Sicilia in cui si delinea lo stato della qualità dell’aria a livello regionale per il 2019 attraverso l’analisi dei dati registrati dalle stazioni fisse di rilevamento della rete di monitoraggio e dei trend dei dati storici nel quinquennio 2015-2019.
“Sono state rilevate differenze importanti tra il periodo antecedente il lockdown di marzo, il lockdown e la fase successiva – spiega Basiricò -. Da una valutazione della qualità dell’aria durante il lockdown, la riduzione del traffico ha fatto registrare una sensibile riduzione della quantità di biossido di azoto”.
La valutazione della qualità dell’aria, effettuata attraverso i dati registrati dalle stazioni fisse delle reti di monitoraggio nel 2019 e attraverso i dati storici per il periodo 2015-2019, mostra per gli inquinanti gassosi una certa stabilità della qualità dell’aria e il permanere per alcune zone delle criticità legate al superamento dei limiti fissati dalla legge per gli ossidi di azoto e per l’ozono.
Inoltre, nel 2018, va segnalato il superamento del valore obiettivo per la concentrazione media annua di arsenico contenuto nel PM10 campionato nella stazione Priolo nel Siracusano per questa ragione è stato effettuato uno studio specifico che ha incluso la valutazione della qualità dell’aria, della componente emissiva e delle condizioni meteorologiche per individuare le possibili sorgenti emissive.
Palermo e la zona ‘aree industriali’ sono quelle che registrano le concentrazioni medie annue più elevate di PM10, in aree industriali si registra il numero di superamenti più elevati della media su 24 ore. Per l’ozono, registra nel 2019 c’è stato il superamento del valore a lungo termine per la protezione della salute umana fissato in 120 nanogrammi/m3, in 12 delle 17 stazioni della rete in cui l’inquinante viene monitorato.