Anfe nei guai: l’assessorato Formazione notifica il decreto di revoca dell’accreditamento, lavoro a rischio per 604 operatori. Il provvedimento, a firma del dirigente generale dell’assessorato regionale Gianni Silvia porta la data del 26 aprile. I guai, per l’ente che ha sede a Palermo in via della Ferrovia a San Lorenzo, sono cominciati tempo fa. Dipendenti senza stipendio da un anno e mezzo, ma costretti, di fatto, ad andare a lavorare in considerazione che l’ente ha gestito l’obbligo formativo.
E’ il triste epilogo di una vicenda ormai antica, aggravata dall’inchiesta della Procura di Trapani che lo scorso 12 gennaio aveva portato agli arresti domiciliari del presidente dell’Anfe (Associazione nazionale famiglie emigrate) Paolo Genco, 62 anni, di Salemi, al quale in casa i finanziari trovarono un kg. d’oro e 30 mila euro in contanti, e dell’imprenditore Baldassare Di Giovanni, 58 anni, di Palermo, titolare della General Informatica Centro, accusati di truffa aggravata ai danni della Regione e dell’Unione europea con 53 milioni finiti nelle loro tasche, secondo le indagini condotte dalla Guardia di Finanza. Ma Genco e Di Giovanni dal 2010 al 2013 avrebbero percepito indebitamente una grande quantità di contributi pubblici erogati dalla Regione siciliana e dall’Unione europea. Nell’inchiesta sono finiti sotto sequestro anche 41 beni immobili per un valore di circa 2 milioni di euro.
All’Anfe, che dal 21 gennaio scorso è guidato dal commissario straordinario Costantino Garraffa, in mattinata è arrivato il colpo di grazia dalla Regione. Lo stop all’accreditamento che impedirà di svolgere l’attività di formazione professionale, cioè la ragione giuridica per cui è nato. Il decreto parla chiaramente all’articolo 3 e non lascia spazio a dubbi: “E’ interdetto con effetto immediato all’ente Anfe, delegazione regionale per la Sicilia, lo svolgimento di qualsiasi attività di orientamento e/o formazione professionale.
A dare la notizia ai 604 dipendenti dell’Anfe è stato il direttore generale Gaetano Calà che ha comunque assicurato agli operatori che l’ente, così come previsto dal decreto, avverso la decisione farà ricorso al Tar. Il decreto dà la possibilità all’Anfe di proseguire le azioni didattiche in corso, ma l’ente rinuncerà e nei prossimi giorni i dipendenti riceveranno le lettere di licenziamento collettivo, peraltro pronte da diverse settimane.
La fine dell’Anfe come quella dello Ial Sicilia. Due dei più grossi enti di formazione professionale, enti storici della formazione in Sicilia che chiudono miseramente i battenti. Quasi 1.500 lavoratori della formazione professionale lasciati al loro destino. La formazione professionale come strumento mangiasoldi, con una massa di denaro incredibile se si pensa al mondo degli operatori della formazione, precarizzati nel lavoro e nella vita. E in tutto questo va ricordato che il presidente della Regione Rosario Crocetta aveva assicurato che non avrebbe fatto “macelleria sociale”. Inevitabile la disperazione delle centinaia di operatori e delle loro famiglie.