Attacco a Teheran, la strategia dell’Isis e le preoccupazioni di Trump

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Attacco a Teheran, il bilancio finale è di 17 vittime, “dichiarati martiri vittime del terrorismo”, 52 feriti e 7 terroristi uccisi. In un Twitter di ieri, Trump “compiange e prega per le vittime innocenti degli attacchi terroristi in Iran e per il popolo iraniano che sta vivendo tempi impegnativi” ma sempre su Twitter sostiene che “gli Stati che sponsorizzano il terrorismo rischiano di cadere vittima del male che promuovono”.

Il ministro degli Esteri iraniano, Mohammad Jvad Zarif, ha definito ripugnante la dichiarazione del presidente Usa, aggiungendo che sono loro stessi a sostenere indirettamente il terrorismo wahabita attraverso gli accordi presi a Riyad durante la visita di stato delle scorse settimane.

Il Presidente Hassan Rohani, riconfermato al potere, nelle scorse elezioni, ha dichiarato “ il terrorismo è un problema globale e l’unità nella lotta all’estremismo, alla violenza e al terrorismo con la cooperazione regionale e internazionale, è oggi la necessità più importante del mondo”.

Circa due anni fa,durante la Presidenza Obama, l’Iran ha firmato con gli Sati Uniti, un accordo sul programma nucleare per mettere fine alle tensioni e ai rischi di guerra. Ma oggi sotto la presidenza Trump tutto rischia di cambiare, in quanto il tycoon ritiene che è proprio l’Iran a fomentare il terrorismo quando invece è sempre più palese il sostegno saudita al terrorismo a firma Isis. C’è la reale preoccupazione che in Iran, dove circa il 8 per cento della popolazione è di religione sunnita, elementi radicali vicino allo stato islamico stianosvolgendo attività di reclutamento e proselitismo non solo nei territori al confine nord-orientale ma anche tra gli iraniani arabi che rappresentano circa il 2 per cento degli 80 milioni di abitanti. (di Davide Bruno)