Scendono in piazza i lavoratori edili dell’Ati Group di Bagheria nel Palermitano per chiedere la revoca dei licenziamenti, che dovrebbero scattare alla scadenza della cassa integrazione, tra il 20 e il 30 agosto. Un sit-in è in programma domani, a partire dalle 9, davanti la Prefettura di Palermo.
Intanto la Fillea ha inviato nel pomeriggio una lettera al ministro dell’Interno, Angelino Alfano, e al vice ministro, Filippo Bubbico, per chiedere un’iniziativa politica immediata utile ad avviare il percorso attuativo della legge e dare sostegno allo start up della cooperativa già formata dai 120 lavoratori delle aziende del Gruppo Aiello di Bagheria.
“La chiusura di questa azienda sarebbe una grave sconfitta per lo Stato – scrive il segretario della Fillea Cgil Palermo, Francesco Piastra -. Esprimiamo sconcerto e fortissima preoccupazione. Tali aziende, sequestrate quando erano perfettamente funzionanti, con parco mezzi efficiente e con certificazioni professionali di altissimo livello, sono state gestite dallo Stato per più di un decennio. Dopo che lo Stato ha chiesto e sollecitato i lavoratori a formare una cooperativa, per consentire la continuazione dell’attività produttiva, si vuole ora, a cooperativa realmente formata, disattendere agli impegni che lo Stato ha preso”.
All’ultimo incontro del 21 giugno scorso, con il direttore dell’Agenzia dei Beni confiscati, non erano arrivate risposte positive in merito alla possibilità di un sostegno dell’Agenzia alla cooperativa. Le parti si erano salutate con l’impegno di una nuova verifica.
“A distanza di tre settimane, nessuna risposta” denunciano i sindacati. Da qui la decisione della Fillea di sollecitare direttamente l’intervento del ministro. Grande preoccupazione l’esprime la Cgil Palermo. “Siamo fortemente allarmati per quello che sembra l’epilogo di una vicenda durata tanti anni che ha alimentato nei lavoratori, nelle loro famiglie, nella comunità bagherese – dice Mario Ridulfo, componente della segreteria Cgil Palermo – le speranze di uno sbocco produttivo per una delle più importanti aziende sequestrate e confiscate alla mafia”.
“L’impegno nostro è impedire questo epilogo, che diventerebbe una sconfitta per tutti e per lo Stato, che ha investito su Ati Group anche attraverso l’uso di ammortizzatori sociali che servivano come premessa per il rilancio dell’azienda – conclude -. Occorre garantire alla cooperativa, almeno per una fase iniziale, commesse pubbliche o private, che possano far ripartire l’attività e consentire ai lavoratori edili di lavorare”.