“La legalità dovrebbe essere il primo strumento per lo sviluppo economico, per dare nuova forza, anche politica, alla Sicilia. Bisognerebbe impedire alla mafie di continuare a essere presenti, questo dovrebbe essere il primo obiettivo in territori come la Sicilia, la Calabria, la Puglia, la Campania. Ovunque vi siano le mafie è necessario avere un’attenzione particolare verso questi fenomeni criminali così diffusi che tendono al controllo dei centri di spesa, laddove vi è un potere da esercitare vi è l’attenzione delle mafie e quindi bisogna concentrarsi e fare tutto il necessario per impedire loro di entrare nei meccanismi di controllo”. Lo ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, nel corso del meeting “Sud e futuri”, che si tiene fino a domani, a Palermo.
“La corruzione è l’emergenza del Paese, mentre in passato era propria dei soggetti economici che anche non mafiosi si muovevano per raggiungere risultati che altrimenti non avrebbero potuto conseguire, oggi anche le mafie utilizzano la corruzione come strumento per acquisire appalti o concessioni dalle amministrazioni pubbliche. E’ diventato lo strumento ordinario attraverso il quale vengono sovvertite le regole e inquinata la pubblica amministrazione a danno dei cittadini e delle imprese sane che osservano le regole”, ha detto il procuratore nazionale antimafia, Federico Cafiero De Raho, a margine del meeting “Sud e futuri”, che si tiene fino a domani, a Palermo.
“Oggi c’è bisogno di un maggiore sforzo – ha sottolineato – e la legge 3 del 2019 attraverso gli strumenti individuati ha consentito una maggiore capacità di contrasto alla corruzione che è il sistema criminale proprio sia degli imprenditori sleali ma anche di quelli mafiosi e delle stesse mafie”.
“Qualcosa sta cambiando – ha proseguito Cafiero De Raho, commentando l’episodio dell’inchino in processione davanti ad una caserma dei Carabinieri allo Zen, a Palermo. – ma deve cambiare ancora tanto. Nel film “La mafia non è più quella di una volta” si dà il segno di come in determinati quartieri i comportamenti siano ancora troppo allineati alla volontà della mafia e ci sia ancora troppo ossequio, troppi inchini si fanno alla mafia. Quando si riuscirà a raggiungere la consapevolezza della libertà come diritto fondamentale forse in tutti i territori si avrà la possibilità di reagire e non sopportare più la violenza e il condizionamento mafioso”.
“Per valutare l’esigenza di mantenere l’ergastolo nei confronti dei mafiosi e dei terroristi bisogna rivivere quella che è stata la nostra storia e i meccanismi di funzionamento delle organizzazioni mafiose. Chi è mafioso non smette mai di esserlo e la sua pericolosità va calibrata rispetto ai ruoli che ha avuto. E’ evidente che tutto questo ci fa pensare che quella legislazione che ha avuto positivi risultati, che ha consentito le collaborazioni, nel momento in cui dovesse venir meno quella disposizione, se l’ergastolo si trasformasse in una pena diversa, è certo che tutti i risultati positivi fino a ora conseguiti non si avrebbero più”, ha osservato Cafiero De Raho sull’ergastolo ostativo sul quale a breve si esprimerà la Grande Camera della Corte europea.
“L’ergastolo – ha ripreso il procuratore – è un deterrente perché i mafiosi possono ritornare sul territorio e operare anche dopo stragi e omicidi, e’ l’unico strumento attraverso cui far rimeditare alcuni mafiosi e spingerli a trovare una condotta di vita diversa. Le collaborazioni spesso hanno trovato origine in condanne all’ergastolo. Modificare questa disposizione finirebbe per affievolire l’esigenza degli stessi mafiosi di rinnegare l’ambiente di provenienza”. (ITALPRESS)