Cambiamenti, Faraone al “Pensatoio”: “Non devo candidarmi a presidente”

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L’iniziativa “Cambiamenti”, la Leopolda siciliana, con cui il sottosegretario Davide Faraone ha aperto il cantiere elettorale per la corsa a Palazzo d’Orleans, in vista delle Regionali del prossimo autunno, ha coinvolto un centinaio di esperti, il “Pensatoio”, che stanno partecipando a dodici tavoli tematici per elaborare un programma per la Sicilia. “Il Pensatoio come lancio della candidatura alla presidenza della Regione siciliana? Assolutamente no”, ha risposto così ai cronisti il sottosegretario Davide Faraone.

Tra i presenti l’avvocato ed ex assessore Nino Caleca, l’ex assessore comunale Maurizio Carta e Pier Carmelo Russo anche lui avvocato ed ex assessore regionale. A rappresentare il mondo dell’associazionismo Valeria Ajovalasit (Associazione Donne), Massimo Asero (Acli) e Gaetano Mancini di Confcooperative. Faraone ha chiamato attorno a sé anche vari dirigenti regionali: da Ludovico Albert, ex direttore generale alla Formazione, a Dario Cartabellotta (responsabile del padiglione Sicilia all’Expo) fino a Giovanni Arnone, da poco in pensione e Salvatore Sammartano, ragioniere generale della Regione. Dal mondo accademico, tra gli altri, il rettore all’Università di Palermo, Fabrizio Micari, e il prorettore Fabio Mazzola, Antonio La Spina, docente Luiss e Pietro Navarra, rettore dell’Ateneo di Messina.

“Non partecipo a guerre, anzi, auspico con tutto il cuore che coloro che da tre anni parlano di noi, delle nostre Leopolde e delle nostre idee, organizzino momenti come i nostri. Noi non li criticheremo, ma gli diremo che sono stati bravi, perché immaginano un futuro per la Sicilia. Nessuna lite ma solo la voglia di costruire qualcosa di diverso e utile per la Sicilia”. Così Davide Faraone, a margine di “Cambiamenti”, la Leopolda siciliana, ha risposto ai giornalisti sulle tensioni all’interno del Partito democratico siciliano. “Noi oggi non abbiamo presentato liste e candidature”, ha sottolineato Faraone a proposito del nuovo movimento che il presidente della Regione, Rosario Crocetta, presenterà il 17 febbraio nel capoluogo siciliano. E rispetto all’ipotesi che la coalizione che sostiene il governo Crocetta presenti un listone unico alle amministrative di Palermo, a sostegno di Leoluca Orlando, Faraoneha risposto: “Oggi ci preoccupiamo di altro”.

“Non è il primo appuntamento e stiamo offrendo un modello di partecipazione nuovo rispetto a quello a cui siamo abituati in Sicilia. Stiamo da anni immaginando percorsi immaginativi su idee e temi, più che su uomini e candidature. Se nasceranno idee simili a queste saremo contenti di assecondarle. Oggi si parte con 12 tavoli su 12 temi, su cui si costruiranno altri momenti in tutta la Regione”, ha detto Faraone.

“Da tre anni costruiamo idee, attraverso i due appuntamenti delle Leopolde sicule – ha aggiunto -. Quando abbiamo iniziato questo percorso a Firenze cominciammo a dire e a pronunciare alcune proposte che sembravano idee impronunciabili su totem precostituiti che sembravano intoccabili. Certo, non abbiamo azzeccato tutto ma non possiamo essere attaccati per mancanza di coraggio e in Sicilia abbiamo bisogno di questo coraggio all’ennesima potenza”, ha affermato Faraone.

“La classe politica siciliana è stata abituata a una idea statalista della nostra economia e del percorso che questa regione può avere. Noi dobbiamo sconfiggere questa idea e immaginare un percorso nuovo. Le classi dirigenti siciliane hanno aspirato a rimanere in una condizione di minorità per continuare ad avere fondi comunitari da utilizzare come veniva usata la Cassa per il Mezzogiorno”. Ne è convinto il sottosegretario alla Salute Faraone. “I fondi comunitari – ha detto – erano in passato la manna per costruire clientele, parcellizzare risorse, ora dobbiamo avere l’ambizione di fare uscire la Sicilia dalla condizione di minorità e uscire dalle regioni obiettivo e non avere più bisogno di risorse comunitarie che possiamo fare con le nostre ricchezze naturali”.

“Sapevamo che l’eventuale sconfitta al Referendum costituzionale avrebbe potuto significare la ripresa nel Paese di un processo di restaurazione, edè’ quello che sta avvenendo, in Sicilia in particolare”, ha sottolineato Davide Faraone. “In Sicilia avevamo abolito le province e ora si discute di ricostituirle con l’elezione diretta degli organismi – ha aggiunto – si parla di dividere le camere di commercio, di restaurare le vecchie autorità portuali, di costruire un aeroporto in ogni provincia. Ci si preoccupa insomma degli interessi della classe politica, come quando si aprivano reparti negli ospedali solo per nominare i primari”.

Faraone ha messo in guardia da un ritorno al passato. “Dobbiamo dire basta a una economia di stampo sovietico – ha proseguito – e magari all’idea che questa Regione possa acquistare la Vini Corvo, oppure aziende come Mosaicon o StMicroelettronics. Dobbiamo offrire una idea di Sicilia nuova, tenendo alta la guardia contro la mafia e la corruzione, dobbiamo costruire alternative alla statalizzazione dell’economia, creando le condizioni affinché i privati investano nell’Isola, trovando il supporto delle classi dirigenti. Questo cambiamento culturale non deve riguardare solo la sinistra ma una classe politica abituata all’idea statalista”.

Per il sottosegretario “le classi dirigenti hanno operato affinché la Sicilia rimanesse in condizioni minoritarie in modo da intercettare i fondi comunitari, come ai tempi della Cassa del Mezzogiorno, con il solo scopo dio foraggiare le clientele”. “Bisogna lavorare invece – ha sostenuto Faraone – per creare le condizioni di un vero sviluppo e di un aumento del Pil affinché, la Regione esca dall’Obiettivo 1 e operare attraverso le proprie risorse, a cominciare da quelle naturali”.