Una conferenza stampa a palermo in un venerdì pomeriggio dal caldo afoso per dire le cose come stanno sul caso Arata e per sottolineare anche che “non rimpiango di essere venuto in Sicilia. Ho conosciuto belle persone, ho trovato tanti amici. Ma tornando indietro non credo che accetterei l’incarico”. Sono le parole di Alberto Pierobon, assessore regionale all’Energia e servizi di pubblica utilità.
“All’inizio non avevo accettato subito, ho esitato un mese e mezzo circa – ha proseguito Pierobon – poi il presidente mi ha convinto. Ora non lo so, sto perdendo la salute, non dormo, mi sono ammalato due volte”. Ma potrebbe fare un passo indietro? “Assolutamente no, anzi voglio portare avanti in maniera più decisa il mio mandato, nella vita sono un operativo, non cedo mai”, ha replicato ai cronisti che gli hanno chiesto se in queste ultime settimane abbia mai pensato di fare un passo indietro.
“Nessuno mi ha detto chi era Arata, anche se prima del mio arrivo aveva via libera e girava gli uffici in maniera disinvolta senza iscriversi né registrarsi da nessuna parte”, ha detto Alberto Pierobon, incontrando i giornalisti dopo le intercettazioni emerse sulla stampa nell’ambito dell’inchiesta per corruzione che riguarda l’ex deputato di Forza Italia Paolo Arata.
“Non ho mai fatto pressioni, né orientato gli uffici per un sì o per un no. Quest’attenzione io ce l’ho con tutti quelli che investono qui, non possiamo permetterci che vadano via”. A dirlo è stato l’assessore all’Energia della Regione siciliana, Alberto Pierobon, che ha aggiunto: “Anche oggi chi bussa alla mia porta avrà delle risposte, anche se adesso ho alzato muri, sto molto più attento, a volte invece di avere una persona accanto ne ho due. Questo vuol dire che perdiamo, parlo da siciliano, occasioni”.
E parlando del pressing subito da Arata, Pierobon ha spiegato di avere ricevuto nei mesi diversi sms: “Si presentò nei primi giorni di maggio 2018 in portineria. Me lo presentarono alcuni funzionari e fu un incontro di 35 secondi nel quale mi diede il suo biglietto da visita. Era insistente, una zecca cavallina, con diversi messaggi. Grave che nessuno mi abbia informato su chi fosse, e questo mi fa pensare male”.
“Io Nicastri non sapevo neppure chi fosse, nemmeno lontanamente. Con me qualsiasi notizia di reato non resta dentro l’assessorato e posso dimostrarlo”, ha detto l’assessore Pierobon.