Il centrodestra in Sicilia si interroga sulla mosse da fare per le amministrative di Palermo e per la corsa a Palazzo d’Orleans. Ieri durante tutta la giornata si sono rincorse, in un balletto di annunci e smentite, le voci di un accordo tra Forza Italia e Fabrizio Ferrandelli per la candidatura a sindaco. Non è un mistero che dopo l’intesa tra i centristi di Cantiere popolare e gli azzurri, Saverio Romano stia tentando di convincere Gianfranco Miccichè a sostenere l’ex deputato Pd. Scelta questa, che implicherebbe una rottura con una parte del centrodestra, quella cioè che va dai musumeciani a Fratelli d’Italia, passando per la Lega di Salvini.
La dichiarazione, nel tardo pomeriggio di ieri, con la quale Miccichè ha smentito qualsiasi ipotesi di accordo con Ferrandelli ha tagliato la testa al toro, anche se, riferiscono fonti bene informate, non sono affatto chiusi i collegamenti tenuti in vita proprio da Romano. Dal canto suo Gaetano Armao, candidato gradito a tutto il centrodestra, attende un confronto con i leader nazionali per sciogliere la riserva. Ovviamente una defezione di Forza Italia avrebbe compromesso qualsiasi ipotesi di una sua discesa in campo.
Ma l’avvicinarsi della scadenza elettorale per la Regione vede il centrodestra in Sicilia diviso sulla strada da seguire e sul metodo di scelta del candidato alla presidenza. Si è già da tempo insediato un tavolo per elaborare una bozza di regolamento e scegliere tramite le primarie il candidato più competitivo. Anche in questo caso, però, il metodo non piace ai centristi di Romano che vorrebbero giungere ad una soluzione che vada oltre il centrodestra aprendo anche agli alfaniani e alle frange ex democristiane collocate anche in partiti che hanno finora sostenuto i governi di centrosinistra. La riunione del tavolo per il regolamento, prevista per domani a palazzo dei Normanni, è stata rinviata a lunedì prossimo alle ore 11. Rinvio che ha fatto storcere il naso a molti.
Nello Musumeci, sconfitto oltre quattro anni fa da Rosario Crocetta e leader di una parte dell’opposizione all’Ars, è pronto a ritentate, sottoponendosi alle primarie. Lo ha ribadito sabato scorso a Caltagirone durante la convention del suo movimento #DiventeràBellisima.
“Non è una forzatura immaginare – dice la portavoce musumeciana Giusi Savarino – che il prossimo candidato alla presidenza della regione possa essere scelto con il metodo democratico delle primarie. Non neghiamo per questo le resistenze che possano esserci in alcuni, Berlusconi in primis, ma quello che sta succedendo a Palermo, a tre mesi dalle elezioni, ci conferma la difficoltà a trovare convergenze attorno ad un tavolo e la necessità che le primarie siano celebrate. Solo così si potrà scegliere il candidato più forte che oggi più che mai potrà essere anche il vincente. Noi di #DiventeràBellissima ne siamo convinti, e abbiamo già Nello Musumeci in pista”.
Un appello rivolto a Gianfranco Miccichè e Saverio Romano, tra i più ostili all’ipotesi di primarie. “Ripetere errori passati o gli errori di oggi su Palermo città, dove tutti sono in campo tranne il centrodestra, devono insegnarci qualcosa. In questi mesi – rivendica la Savarino – è innegabile il mio personale sforzo nel rinsaldare i rapporti all’interno del centrodestra, ho incontrato più volte sia Gianfranco Miccichè che Saverio Romano, ma anche Angelo Attaguile, Gianpiero Cannella, Antonio Triolo, Rino Piscitello, e tanti altri, e tutti insieme abbiamo condiviso il metodo delle primarie, e su una cosa abbiamo sempre concordato, il core business del centrodestra è la sua unità. E’ il tempo di scegliere. La politica, quella vera ha una mission, scegliere”.
Dello stesso avviso Fratelli d’Italia, il partito della Meloni da sempre sostiene il metodo delle primarie per la scelta dei candidati. “Non si può recitare a soggetto e cambiare le regole a secondo delle condizioni meteorologiche – afferma il coordinatore regionale di FdI Giampiero Cannella -. Il candidato per la presidenza della Regione deve essere credibile e con un percorso coerente e condiviso. Non può nascere da chissà quali intese stipulate nei sottoscala o nei salotti di qualcuno, ma deve scaturire dalla verifica del consenso della nostra base elettorale”.