Comitato Pro Province: “Nei confronti di enti e dipendenti adottati provvedimenti di tipo discriminatorio, vessatorio e persecutorio”

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ex province siciliane

“Da anni sono impegnato a difesa delle Province ed ho costituito un Comitato nazionale a sostegno dell’ente, ora guardando alla manifestazione dei dipendenti della ex provincia di Ragusa dei giorni scorsi giorni e a quella di Siracusa di qualche mese fa, con le quali si rivendica il pagamento degli stipendi arretrati e certezza sul futuro lavorativo, ritengo necessario entrare nel dibattito ed esprimere la posizione del Comitato nazionale Pro Province, soffermandomi sul comportamento adottato dalla politica e dai suoi rappresentanti di questo Paese.

“Prima di entrare nel dettaglio, considerato che si parla di diritto al lavoro, volevo ricordare che tra i principali sostenitori del Governo Crocetta ci sono politici che provengono dal sindacato, cioè quelle organizzazioni che sono nate e vivono per salvaguardare i lavoratori. Mi riferisco, in particolar modo, al vice presidente dell’Ars Giuseppe Lupo, già ex segretario provinciale della Cisl di Palermo, alla deputata Mariella Maggio, ex segretario regionale della Cgil, a Filippo Panarello, ex segretario regionale della Cgil, all’assessore regionale all’Istruzione Bruno Marziano, ex segretario provinciale della Cgil a Siracusa ed ex presidente della Provincia di Siracusa, a Mariella Lo Bello, vice presidente della Regione, anche lei segretario generale Cgil della provincia di Agrigento. Questa precisazione va fatta, non perché non credo al ruolo e alla funzione del sindacato, che nelle relazioni tra datore di lavoro e dipendente pubblico o privato che sia svolge un ruolo direi “essenziale”, ma non credo in queste persone che lo hanno rappresentato.

“Sull’abolizione o riforma delle Province, in questi ultimi anni la politica nazionale, ma soprattutto quella regionale, ha legiferato sistematicamente in violazione dei principi costituzionali, di trattati europei e leggi dello Stato, che in uno Stato di diritto che si rispetti, non dovrebbe essere consentito a nessuno, tanto meno a Renzi e Crocetta. Uno, Renzi, perché non è stato votato da nessuno a ricoprire il ruolo di Presidente del Consiglio; e l’altro che è stato votato Presidente della Regione da una minoranza di siciliani e quindi, di fatto, entrambi non legittimati a fare riforme strutturali, come quella delle Province.

“In questo caos di riforma e non riforma, non si comprende come possa essere consentito che un dipendente, vincitore di un concorso pubblico, non venga retribuito per mesi o lo si lasci nel limbo e nell’incertezza. In Italia, tale comportamento non viene consentito nel settore privato, figuriamoci se ciò matura in un ente costituzionalmente garantito come la Provincia dove i dipendenti sono regolamentati da contratti pubblici. Non si riesce a capire come mai l’ex Presidente del Consiglio non ha mai perso occasione per andare in tv a difendere il lavoro dei dipendenti delle banche fallite (come per esempio Banca Etruria), che sono dipendenti di un settore privato, lasciando inspiegabilmente alla deriva per anni i dipendenti pubblici provinciali.

“Sull’altro fronte, la politica regionale dovrebbe spiegare, come mai si trovano le risorse in bilancio per continuare a finanziarie fondazioni, associazioni e tabelle H, che sono sempre organizzazioni riconducibili al privato, e si continuano a ridurre i trasferimenti obbligatori a Comuni e Province mettendo a rischio i servizi essenziali. Con il mancato trasferimento dei fondi regionali assieme al pignoramento coattivo delle risorse finanziarie adottato dal Governo Nazionale, stanno di fatto decretando d’ufficio, il dissesto finanziario di Stato, di questi enti un tempo virtuosi.

“L’incoerenza e il corto circuito dell’agire politico si evidenziano nelle ultime dichiarazioni pre elettorali rilasciate dal Ministro della Funzione Pubblica Marianna Madia, la quale ha annunciato l’assunzione nei ranghi della pubblica amministrazione di 500 mila dipendenti, senza curarsi minimamente della ricollocazione dei dipendenti provinciali, delle società partecipate e di tutti coloro che hanno lavorato e lavorano in convenzione con gli enti. Uno Stato serio dovrebbe onorare gli impegni già presi contrattualmente con i propri dipendenti, prima ancora di assumerne altri, perché si rischia di perdere di credibilità; ed uno Stato moderno, emancipato, industrializzato come l’Italia non può permettersi di perdere credibilità.

“In considerazione di quanto sinora detto, ritengo che nei confronti delle Province, e in particolare dei dipendenti, sono stati adottati dei provvedimenti di tipo discriminatorio, vessatorio ed anche persecutorio, con l’aggravante che tutto è maturato in un quadro di manifestata superficialità. Ritengo che ci sia abbastanza materiale, per chiamare a giudizio i responsabili, attraverso inevitabili azioni legali, che non vanno fatte contro la politica in generale, ma contro quei politici che hanno gestito le istituzioni in maniera leggera, andando sistematicamente e ripetutamente contro i pareri autorevoli della Corte dei Conti e della Ragioneria Generale dello Stato, le quali in più occasioni, con i numeri hanno sempre affermato che con la soppressione delle Province non ci saranno considerevoli risparmi di spesa pubblica, in quanto trattasi di spesa obbligatoria, inevitabile e quindi non comprimibile”.  (Salvatore Giuseppe Sangiorgi)