Convegno Lega su identità siciliana, Iwobi: “Dispiace che non ci sia l’assessore”

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“E’ un dispiacere che non ci sia l’assessore comunale Culture a questo incontro sull’identità, nel rispetto di ogni individuo, avrà le sue ragioni personali o politiche, ma quello che posso dire è che mai bisogna rifiutare un confronto che serve per approfondire e superare divergenze tra persone e popoli, solo con il confronto si trovano soluzioni”. Lo ha detto il senatore della Lega Toni Iwobi, vicepresidente Commissione permanente Affari Esteri e Immigrazione, intervenuto a Palermo, al convegno su “Il futuro della Sicilia si chiama identità”, promosso dal dipartimento cultura della Lega Salvini Premier di Palermo con i consiglieri comunali Igor Gelarda ed Elio Ficarra, al quale erano stati invitati anche il nuovo assessore alle Culture della giunta Orlando, Adham Darawsha e il presidente della consulta delle culture Ibra Cobena. In particolare l’assessore Darawsha con un post su Facebook aveva sottolineato che “Non ho confermato la mia presenza né ho mai riposto alla loro mail in quanto non condivido nulla della linea politica di questa iniziativa”.

Tra gli intervenuti anche l’imprenditore ed esperto di comunicazione Giovanni Callea, presidente del Circolo Lega Città di Palermo, l’imprenditrice turistica Tamako Sakiko Chemi; la brasiliana Lilla Oliveira Pecorella dell’Ufficio di presidenza della Consulta delle Culture, Filippo Occhipinti, coordinatore cittadino dei Verdi, e Osas Egbon, presidente dell’associazione “Donne di Benin City”, che si occupa di vittime della tratta.

“Al centro della politica della Lega – spiega Igor Gelarda – c’è il territorio e quindi l’identità culturale, chi la dimentica non può andare avanti, e la presenza del senatore Toni Iwobi è stata fortemente voluta, perché ci confrontiamo tutti assieme alle luce delle nostre esperienze per rilanciare la Sicilia nel contesto italiano ed europeo. La nostra identità – aggiunge Gelarda – è il miglior biglietto da visita per lo sviluppo di Palermo e della Sicilia, mettiamo assieme tradizioni, beni culturali e archeologici, turismo, agricoltura, enogastronomia, arti, mare, commercio, artigianato, sotto un unico comune denominatore: la Sicilia, appunto. La Sicilia è, infatti, di per sé un formidabile biglietto da visita da offrire al mondo, ma fino ad ora le potenzialità sono state sottoutilizzate e trascurate e non si è riusciti a veicolare un’offerta integrata che guardi alla Sicilia stessa come fonte di sviluppo dell’economia dell’Isola. Anche su questi temi avremmo voluto confrontarci con l’assessore alle Culture Adham Darawsha che però si è sottratto, a nostro giudizio sbagliando, perché con lui che è di origine palestinese e che da anni vive a Palermo, avremmo voluto parlare di identità e di identità siciliana. Chi non si vuol confrontare ha sempre torto”.

Iwobi: Chiudere i porti per azzerare i morti nel Mar Mediterraneo

“Se partiamo dal presupposto che in quattro anni sono morte migliaia di persone che hanno tentato di attraversare il mar Mediterraneo, diventato ormai come un tunnel della morte, per ridurre a zero i morti non si può far altro che chiudere i porti”. Lo ha detto all’ANSA il senatore Toni Iwobi, vicepresidente Commissione permanente Affari Esteri e Immigrazione, a margine del convegno su “Il futuro della Sicilia si chiama identità”, promosso dal dipartimento cultura della Lega Salvini Premier di Palermo con i consiglieri comunali di palermo Igor Gelarda ed Elio Ficarra. “L’immigrazione è un tema importante per l’umanità ed è anche compito della politica salvaguardare quelle persone ed è quello che sta facendo oggi Matteo Salvini – ha aggiunto il senatore Iwobi -. Il governo italiano precedente ha speso più di 14 miliardi per l’immigrazione, soldi che non avevano nulla a che vedere con l’immigrazione e che hanno alimentato l’economia sommersa, non sono certamente serviti a quelle persone che sono finite nel tunnel della morte”. “L’Italia ha già fatto tanto sul fronte dell’immigrazione – ha proseguito Iwobi – ma è una questione che riguarda la comunità internazionale, dov’è l’Onu? dov’è l’Unione europea? dov’è l’Unione africana? queste sono le domande che ci dobbiamo porre. Quando Minniti era ministro per gli interni ha sbandierato che con lui l’immigrazione era calata dimenticando per esempio che una nazione africana come la Nigeria si è adoperata, stipulando accordi con la Libia, per rimpatriare con propri mezzi e soldi centinaia di connazionali”, ha concluso Iwobi.