Coronavirus, allarme degli psicologi siciliani: “Bambini dimenticati da fase 2”

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“Le misure dettate per la Fase 2 aprono le strade a un cambiamento ma il mondo dei bambini sembra ancora troppo trascurato”. Lettera aperta della consigliera Giovanna Blanco dell’ordine degli psicologi della Regione Siciliana, che pone l’accento sui problemi ma anche sulle opportunità che impongono una riflessione legata al mondo dell’infanzia.

“Dal 5 marzo – scrive la psicologa Giovanna Blanco – le scuole hanno definitivamente chiuso i portoni e poco dopo sono cessate anche le attività sportive e ludico-ricreative. In un clima globale di incertezza e paura, i bambini hanno dovuto adattarsi ad un grande ed improvviso cambiamento. La quarantena ha consentito loro di riscoprire una dimensione familiare rinnovata da tempi più umani, da una maggiore condivisione e presenza di genitori, forse come mai era accaduto. Ma i bambini –sottolinea Blanco – hanno iniziato a perdere pezzi fondamentali di vita, perdendo se stessi nel rumore dell’emergenza”.

“Relegati nello spazio circoscritto delle loro abitazioni – aggiunge Giovanna Blanco – i nostri figli hanno dovuto aprirsi alla novità della didattica a distanza, perdendo la quotidianità di situazioni relazionali con insegnanti e compagni, hanno dovuto imparare a sostituire con le videochiamate  abbracci, carezze, gesti affettivi con nonni, zii, cuginetti, amici, a volte anche con il genitore non collocatario, nei casi di separazione” .

Ma gli psicologi siciliani segnalano anche che “nella quarantena i bambini hanno perso il loro corpo in movimento, il corpo che corre, salta, cade, suda e con esso hanno perso una quota indispensabile di gioco, l’attività che per eccellenza contribuisce ad uno sviluppo armonioso della personalità infantile. Attraverso il gioco, il bambino esplora e scopre il mondo ed esplora e scopre se stesso nel mondo ed il gioco in casa resta un’occasione limitata”.

E il dolore di queste perdite per i bambini può essere molto più nelle famiglie con figli disabili, in quelle multiproblematiche o nelle famiglie socio-economicamente svantaggiate. “Per questi bambini – sostiene Giovanna Blanco – la casa rischia di trasformarsi in una prigione, non più luogo sacro di protezione e calore, ma spazio limitante della libertà e dei bisogni, con tutti i disagi ed i traumi che ne possono conseguire”.