Cosa prevede la direttiva Salvini sulle “zone rosse” anti illegalità

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Polemiche sulla direttiva Salvini e le cosiddette “zone rosse” anti illegalità. Ma di cosa si tratta? Le indicazioni contenute nel provvedimento inviato dal ministro dell’Interno a tutti i prefetti si legge: “Contrastare in modo più efficace il degrado urbano e rafforzare la sicurezza delle città affiancando le ordinanze prefettizie agli strumenti previsti dal decreto Sicurezza”.

Nella direttiva Salvini si chiede di convocare i Comitati provinciali per l’ordine e la sicurezza pubblica nell’ambito dei quali “dovrà essere avviata una disamina delle eventuali esigenze di tutela rafforzata di taluni luoghi del contesto urbano”.

Le ordinanze prefettizie, scrive il titolare del Viminale nella direttiva, devono dunque essere “funzionali a potenziare l’azione di contrasto al radicamento di fenomenologie di illegalità e di degrado che attentano alla piena e civile fruibilità di specifici contesti cittadini”. L’invito è quello dunque di seguire l’esempio di città come Bologna e Firenze, dove i prefetti hanno emesso provvedimenti che “vietano lo stazionamento a persone dedite ad attività illegali, disponendone l’allontanamento, nelle aree urbane caratterizzate da una elevata densità abitativa e sensibili flussi turistici, oppure che si caratterizzano per l’esistenza di una pluralità di istituti scolastici e universitari, complessi monumentali e culturali, aree verdi ed esercizi ricettivi e commerciali”.

In sostanza vere e proprie zone rosse in cui è vietato l’accesso a determinati soggetti. Nelle scorse settimane era nata una polemica attorno a un’iniziativa di questo genere presa dall’amministrazione comunale di Calolziocorte, con un regolamento sulle strutture di accoglienza per migranti che introduceva sul territorio zone rosse (dove gli insediamenti sono vietati) e blu.

La convocazione dei Comitati per l’ordine pubblico è funzionale a individuare le zone a maggior degrado. Un’analisi che dovrà essere svolta con “la massima celerità” in modo da mettere in campo “una complessiva strategia di intervento”.

I risultati dell’attività dei Comitati, dice ancora la Direttiva, dovranno essere comunicati “tempestivamente” al Gabinetto del ministro, “segnalando mediante una articolata relazione i provvedimenti adottati”, mentre a partire da giugno ogni tre mesi i prefetti dovranno inviare al Viminale un report trimestrale “sul monitoraggio condotto in relazione alle ricadute delle ordinanze adottate”.