Sono 18 i sanitari, tra medici, infermieri e operatori socio sanitari, positivi al Covid, tutti asintomatici, su 160 impegnati nell’area di emergenza dell’ospedale Arnas Civico, il più grande della Sicilia, dopo il focolaio sviluppatosi ieri. All’interno del pronto soccorso sono ricoverati una cinquantina di pazienti Covid, alcuni dei quali in condizioni critiche e in ventilazione.
“In otto mesi di emergenza avevamo avuto soltanto 3 casi tutti subito rientrati, dice Massimo Geraci, direttore dell’area di emergenza. In mattinata la direzione dell’azienda sanitaria ha indetto una conferenza di servizi per analizzare i fatti e “per individuare le possibili cause, nessuna esclusa, dalla natura esogena del contagio a quella di accresciuto rischio indoor”.
“Sono stati posti in isolamento domiciliare e saranno progressivamente reintegrati a copertura dei turni previsti – dice in una nota il direttore generale dell’azienda ospedaliera Roberto Colletti -. Tutti gli altri operatori negativi sono sottoposti ad immediata sorveglianza tramite test di laboratorio di più serrata frequenza per interrompere la eventuale catena di contagio”. E’ stato immediatamente disposto un audit documentale ai responsabili delle strutture coinvolte e dei servizi di staff delegati alla vicenda. “Inoltre – sottolinea Colletti – sono stati rivisti e ulteriormente ristretti i percorsi operativi nell’area a tutela dei degenti e degli operatori. Il fenomeno risulta circoscritto e costantemente oggetto di attenta valutazione ‘ad horas’ senza compromettere il alcun modo la continuità del servizio del pronto soccorso”.
I fatti hanno scatenato le polemiche tra i sindacati. “La situazione al Civico sta diventando complessa e fuori controllo, servono subito correttivi”, afferma Enzo Munafò, segretario provinciale della Fials Palermo. “Il pronto soccorso dell’Arnas non può essere utilizzato come reparto di degenza Covid – dice – non è strutturato nemmeno per l’impianto di areazione e l’impennata di contagi tra i lavoratori ne è la prova. Inoltre emergono delle incongruenze sulle mascherine ffp2 ed ffp3 date in uso ai dipendenti poiché negli scatoloni è scritto che ‘non sono presidi sanitari’. I lavoratori segnalano inoltre la mancanza di calzari e gambali lunghi e impermeabili, costretti ad usare i sacchi dell’immondizia o i copriscarpa corti che si rompono subito. Ancora si intende risparmiare sulla sanificazione degli ambienti. La situazione è fuori controllo e si cerca solo di mettere pezze”.
Altro problema segnalato dal sindacato sono le aggressioni. “Come è possibile che i parenti arrivino dietro le porte dei padiglioni Covid quando l’intera struttura è interdetta al pubblico? Chi controlla e cosa? Per quanto tempo andremo avanti trasformando posti di degenza in emergenza Covid?”. “Un pronto soccorso non si può sostituire a un reparto di degenza e gli operatori di una struttura simile sono altamente a rischio. Al pronto soccorso del Civico una media di 40-45 pazienti tutti in ventilazione non è assolutamente normale e fisiologica”. Lo dice Angelo Collodoro, vice segretario regionale siciliano del sindacato dei medici ospedalieri Cimo.”Parliamo di quasi 42 operatori al giorno che si danno il cambio, 21 tra medici, infermieri e oss per ogni turno – aggiunge -. Abbiamo dato quattro mesi di vantaggio al virus senza programmare posti ospedalieri aggiuntivi, posti già insufficienti in Sicilia a regime ordinario e che si stanno rivelando totalmente inadeguati in una situazione di emergenza quale quella che viviamo”.
A mancare per Collodoro anche i Covid hotel. “A Palermo ne abbiamo solo uno, dice, ma ne servirebbero almeno 10”. “Il rischio di vivere una tragedia è dietro l’angolo”, dice il sindacalista. “E’ stupefacente constatare come il governatore in carica da 3 anni denunci sulla stampa la mancanza di 5mila sanitari. Chi ha impedito di assumerli? Né lui né i suoi predecessori si sono sottratti alla solita politica degli annunci, mentre stanno mandando nelle terapie intensive neo laureati, personale preso con la partita Iva nelle Usca medici part time”.