Cresce l’export in Sicilia, Turchia e Nord Africa i mercati di riferimento

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Segnali positivi, sul fronte dell’export, giungono anche in Sicilia da comparti tipici del manifatturiero che hanno mostrato tassi di crescita interessanti nell’ultimo anno e che, in prospettiva, potranno svolgere un ruolo trainante: l’export di macchinari per l’industria ha registrato un incremento record dell’11,3% nel 2014, mentre quello agroalimentare è cresciuto del 3,8%, spinto soprattutto dalla performance dei distretti (dei pomodori pachino di Ragusa e Siracusa, dell’ortofrutta di Catania, dei vini di Agrigento, Palermo e Trapani), sorti in anni recenti come soluzione alternativa agli effetti della crisi e che solo nel 2013 hanno esportato per più di 200 milioni di euro.
 
E’ quanto emerge da “Restart”, il rapporto con le previsioni sui trend dell’export italiano per il 2015-2018, presentato dal gruppo assicurativo-finanziario Sace, che apre una sede nel capoluogo, nei locali di Confindustria Sicilia. Grazie al posizionamento geografico strategico, i mercati di riferimento per le esportazioni siciliane sono oggi principalmente quelli nordafricani e mediorientali: la Turchia in primis, che da sola pesa per il 10% dell’export totale, seguita con performance eterogenee, da Egitto, Algeria, Tunisia (in rallentamento nell’ultimo anno) ed Emirati Arabi e Arabia Saudita. Da segnalare anche il buon posizionamento in mercati più lontani come Corea del Sud e Sud Africa.
 
Secondo le previsioni di Sace, le esportazioni italiane di beni cresceranno del 3,9% nel 2015, un tasso doppio rispetto a quello registrato nel 2014 e atteso in progressivo aumento nel triennio 2016-2018, fino ad attestarsi al 5%. Un trend positivo di cui potranno beneficiare anche le imprese siciliane, ben posizionate in diversi comparti di punta dell’export Made in Italy, come le tecnologie industriali e la filiera agroalimentare.