Da Lampedusa a Berlino, il percorso jihadista di Anis Amri

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Anis Amri,

Anis Amri, il giovane 24enne tunisino ricercato per l’attentato di Berlino, nel 2011 era arrivato su un barcone a Lampedusa ed ha trascorso anni nel carcere palermitano dell’Ucciardone. Il jihadista che ha fatto strage di inermi frequentatori del mercatino di Natale era entrato in Italia come migliaia di altri migranti.

Ma l’indole era venuta fuori subito. Amri, infatti, ancora minorenne, il 20 settembre del 2011 aveva appiccato il fuoco al centro d’accoglienza nel quale era ospitato. Quel giorno un incendio di vaste proporzioni era scoppiato nel centro d’accoglienza di Contrada Imbriacola a Lampedusa, dove erano ospitati circa 1300 immigrati tunisini. Circa 800 gli immigrati erano riusciti a fare perdere le loro tracce ma 400 erano poi stati rintracciati dai carabinieri vicino al molo Favaloro, gli altri in vari luoghi dell’isola. La nube di fumo che si era sollevata dal rogo aveva investito anche il centro abitato, arrivando fin sopra l’aeroporto che era stato momentaneamente chiuso. Dopo pochi giorni vennero arrestati dalla squadra mobile undici persone, tra cui quattro accusati proprio del rogo. E tra loro c’era il giovane tunisino, all’epoca minorenne, che poi venne rinchiuso, dopo avere raggiunto la maggiore età, all’Ucciardone di Palermo e successivamente a Enna.

L’attitudine alla violenza Anis Amri l’ha mostrata anche all’interno del carcere palermitano, anche se nulla faceva pensare ad un percorso di radicalizzazione. Secondo i rapporti esaminati dagli investigatori, il tunisino era un personaggio che  in diverse occasioni avrebbe manifestato comportamenti violenti.

Il jihadista in carcere, questa volta nella casa circondariale di Enna,  ha anche partecipato ad un laboratorio teatrale. Nel 2013, infatti, fu inserito nel progetto ”Attori dentro” sponsorizzato dall’istituto comprensivo De Amicis di Enna. Il laboratorio teatrale rappresentò ”Rinaldo in campo”.

L’attrice che nello spettacolo interpretava Angelica era Pierelisa Rizzo, che era volontaria nella casa circondariale. ”Era un ragazzo silenzioso, educato – ricorda -.  Lui nello spettacolo suonava i tamburi. Gli era stato dato questo ruolo perché era molto schivo e silenzioso. Ha partecipato alle prove ma poi non ha fatto lo spettacolo finale perché fu trasferito a Palermo”. Dopo esser uscito di prigione, il tunisino ha atteso il riconoscimento da parte delle autorità tunisine – senza il quale non poteva essere espulso – nel Cie di Caltannissetta. Nel 2015 l’ingresso in Germania.