Silvio Berlusconi non ha lasciato adito a dubbi: “A Palermo si va con il simbolo ufficiale oppure Forza Italia non parteciperà ufficialmente alle elezioni comunali”. Il colloquio con il commissario regionale azzurro, Gianfranco Micciché dopo la rottura con Fabrizio Ferrandelli non è stato improntato alla diplomazia.
Il cavaliere, infatti, non ha affatto digerito i traccheggiamenti sul simbolo e i tentativi, pretesi da Ferrandelli e in parte assecondati dagli azzurri, di modificare il logo per adattarlo ai voleri dell’ex deputato Pd.
La querelle esplosa dopo l’uscita dei manifesti di Antonio Purpura è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. Per i forzisti adesso il rischio è quello della balcanizzazione. L’assenza del simbolo in campo, e quindi di una posizione ufficiale di partito a sostegno di un sindaco, potrebbe essere il segnale di “liberi tutti”. Molti sono tentati dall’idea di collocarsi secondo i gusti. Non è un mistero che alcuni esponenti di primo piano degli azzurri, Giulio Tantillo e Franco Mineo, tra gli altri, vorrebbero addirittura cambiare fronte e accorrere in sostegno di Leoluca Orlando. In queste ore si susseguono contatti, riunioni e colloqui privati. Il diktat di Berlusconi ha posto una pietra tombale sull’asse con Ferrandelli, ma non ha dato una rotta certa ai forzisti palermitani.