La strage di Ustica continua a riaprire ferite e alimentare dubbi. Ad averne tanti sulla morte di suo papà è la figlia del maresciallo dell’Aeronautica Alberto Dettori, in servizio al radar di Poggio Ballone (Grosseto) la sera del 27 giugno 1980. Proprio quella sera l’aereo di linea Douglas DC-9-15 dell’Itavia, decollato da Bologna e diretto a Palermo, si squarciò in volo all’improvviso e cadde in mare tra Ustica e Ponza causando 81 vittime.
A trentasei anni dalla strage e ventinove dalla morte di Dettori, la figlia del maresciallo, Barbara, ha presentato un esposto per chiedere alla procura di Grosseto di aprire una nuova inchiesta sulla morte del padre, trovato trovato impiccato nel marzo 1987, in provincia di Grosseto. La morte venne archiviata come suicidio.
“Mio padre non si sarebbe mai suicidato. Amava troppo la vita e soprattutto la sua famiglia”, ha detto Barbara Dettori, che assistita dall’avvocato Goffredo D’Antona e dall’Associazione Antimafie “Rita Atria”, ha presentato stamani l’esposto.
“Deve essere finalmente fatta giustizia – ha detto ancora la donna -. Bisogna raccontare i fatti come sono realmente accaduti”. Per i familiari il maresciallo sarebbe stato ucciso. In una nota dell’Associazione Antimafie, tra l’altro, si ricorda che il maresciallo Dettori nei giorni successivi al 27 giugno 1980, chiamò il capitano Mario Ciancarella, radiato dall’Aeronautica nel 1983 (da anni sta chiedendo di essere reintegrato), dicendogli: “Siamo stati noi”.
Sempre secondo l’Associazione, Dettori avrebbe detto ai propri familiari: “Sta scoppiando la terza guerra mondiale”, chiudendosi poi nel silenzio assoluto sulla vicenda fino alla sua morte. L’avvocato D’Antona non ha voluto rivelare il contenuto dell’esposto, limitandosi a spiegare che è accompagnato da nuovi elementi che riguardano anche altre morti sospette legate alla strage di Ustica.