Le elezioni politiche a settembre non sono un’ipotesi remota. Sergio Mattarella mette in cantiere il suo governo di garanzia, con Carlo Cottarelli premier incaricato, ma se non ricevesse la fiducia si trasformerà in esecutivo elettorale, pronto a portare il Paese alle urne alla fine dell’estate.
Un governo snello, pochi ministri, che sarà presentato al capo dello Stato tra questa sera e domani mattina. Per il premier incaricato infatti non sono previste consultazioni e questo esecutivo potrebbe annoverarsi tra quelli nati in tempi record. La strada intrapresa è ormai tracciata, dopo lo strappo con i partiti e il capo dello Stato non intende indietreggiare.
Certamente Mattarella non si aspettava le violente reazioni e alcuni riferiscono che sarebbe “profondamente toccato” dai tweet che sui social gli hanno augurato di morire o di fare la stessa fine di suo fratello Piersanti. Attacchi che risvegliano un vecchio dolore, un dramma familiare e personale che va oltre la normale dinamica politica.
Non si guarda quindi indietro al Quirinale, ma fanno riflettere alcuni passaggi che si sono susseguiti nella giornata di domenica, quando il professor Giuseppe Conte, alla fine ha sciolto la riserva e rimesso l’incarico.
I colloqui con Matteo Salvini e Luigi Di Maio, sono stati definiti tutti “estremamente cordiali”. Con il leader del Carroccio è stata affrontata sicuramente più in profondità l’indicazione di Paolo Savona all’Economia. Il capo dello Stato ha insistito più volte nel trovare una soluzione e cercando di entrare nell’ostinazione del segretario leghista, proponendo appunto Giancarlo Giorgetti.
Durante il colloquio Salvini avrebbe più volte spiegato che la “costruzione dell’impianto era complicato” come un castello di carta, in pratica, se ne manca una il crollo sarebbe stato inesorabile.
Anche con il capo politico M5S il faccia a faccia è stato cortese, tanto è vero che nello studio del presidente l’impeachment non è stato proprio menzionato, tanto meno con la veemenza con cui poi Di Maio lo ha rivendicato in tv. Quando Giuseppe Conte è arrivato al Quirinale, i giochi era fatti ormai. O Paolo Savona, o salta tutto.
Mattarella però ha voluto giocarsi l’ultima chance per non lasciare nulla di intentato. Al premier incaricato avrebbe proposto anche l’Interim all’Economia, trovando in Conte una certa resistenza, un po’ per la sua formazione come giurista e non come economista e poi, avrebbe tagliato corto lui “l’imput della maggioranza non è quello”.
Sul tavolo a dispetto delle indiscrezioni comunque Conte non avrebbe portato l’ipotesi spacchettamento del ministero di via XX Settembre, in Finanze e Tesoro, ma è arrivato alla Vetrata con in tasca la lista dei ministri. Forse anche lui sperava in un cedimento del capo dello Stato. L’epilogo della giornata di ieri e l’archiviazione dell’ipotesi di governo Lega-M5S apre ora nuovi e imprevedibili scenari.