Falcone e Morvillo due famiglie spaccate: a 25 anni dalla strage di Capaci i familiari di Francesca lasciano la Fondazione

0
487
giovanni falcone

Falcone e Morvillo due famiglie spaccate: a 25 anni dalla strage di Capaci i familiari di Francesca lasciano la Fondazione. “A noi spiace quanto è successo. E’ da due anni che abbiamo cercato una mediazione per evitare la decisione della famiglia Morvillo di uscire dalla Fondazione che è stata ratificata dal consiglio”. Lo dice Maria Falcone, sorella di Giovanni Falcone, morto nella strage di Capaci, il 23 maggio ’92, con la moglie Francesca Morvillo e i tre poliziotti della scorta Vito Schifani, Rocco Dicillo, Antonio Montinaro,, commentando la notizia pubblicata dal Corriere della Sera.

Il fratello e la madre della moglie di Falcone hanno deciso di lasciare la fondazione ”Giovanni Falcone e Francesca Morvillo” ritirando il nome della congiunta ed uscendo dal consiglio direttivo. Maria è la presidente della fondazione, Alfredo Morvillo, procuratore a Termini Imerese (Palermo) e fresco di nomina del Csm a capo della procura di Trapani, fratello di Francesca, è il vicepresidente. Da anni si parla di incomprensioni tra le famiglie dei due magistrati uccisi dalla mafia e la goccia che avrebbe fatto traboccare il vaso sarebbe stato lo spostamento della bara di Giovanni Falcone dal cimitero Sant’Orsola, dov’era in una tomba con la moglie, alla basilica di San Domenico il Pantheon dei siciliani illustri, nel 2015.

”Per noi è stato doloroso spostare Giovanni dalla tomba di Sant’Orsola al Pantheon – aggiunge Maria Falcone – ma lo abbiamo fatto per non fare dimenticare lo stragi del 1992. Alla scopertura della targa c’erano anche i figli del giudice Paolo Borsellino. La decisione di portare Giovanni a San Domenico non è stata una nostra decisione, ma di tutto il consiglio compreso Alfredo Morvillo che non ha detto nulla quando abbiamo portato la proposta, Solo dopo espresse il suo disappunto. Poi la madre di Francesca ha saputo lo spostamento dai giornali e da allora la famiglia ha deciso per l’uscita dalla fondazione. Ribadisco per noi tutto ciò è doloroso spero che ci sia un ripensamento. Abbiamo sempre considerato un tutt’uno Giovanni e Francesca. E il nome della moglie di mio fratello campeggia nella targa del Pantheon con quelli dei caduti a Capaci e in via D’Amelio”.

“Due persone unite nella vita e nella morte si sono ritrovate divise nella memoria”, è il commento di Alfredo Morvillo, che spiega le ragioni che hanno indotto i familiari di Francesca Morvillo a uscire dal direttivo e a ritirare il nome dalla Fondazione. Morvillo ne parla con toni misurati perché, dice, non intende “alimentare alcuna polemica”. Ma precisa che la decisione di farsi da parte non nasce solo dalla traslazione, non condivisa, della salma di Falcone nella chiesa di San Domenico. “Il disagio viene da lontano”, sostiene Morvillo. Per la prima volta prese forma il 23 maggio 2011. Negli interventi nell’aula bunker di Palermo, dove ogni anno si organizza una parte delle manifestazioni in ricordo del magistrato ucciso a Capaci, Morvillo ha colto un vuoto di memoria sulla figura della sorella. Il suo ruolo a fianco di Falcone ma soprattutto la condivisione di vita e di impegno civile rimasero, secondo Morvillo, in secondo piano, e non solo in quella occasione. Ma non gli fu consentito di intervenire sul palco. Finite le manifestazioni del 2011, il magistrato scrisse al direttivo della Fondazione per annunciare le sue dimissioni legate al fatto che “l’obiettivo per il quale la Fondazione era nata non era stato raggiunto”. Le dimissioni non vennero discusse in modo formale perché amici magistrati cercarono di svolgere un’opera di mediazione. Il disagio però rimase e nel 2015 Morvillo ripresentò le dimissioni. Non erano cambiate le condizioni che lo avevano allontanato dalla Fondazione e la traslazione della salma di Falcone venne considerata come “la goccia che fa traboccare il vaso”.

Morvillo ricorda anche all’Adnkronos ad esempio che “ogni anno, il 23 maggio, al bunker non si dedicano mai neppure cinque minuti a mia sorella”, “neppure un angolino”. Ecco perché, ritiene, non sia stato “centrato l’obiettivo della Fondazione”. Francesca Morvillo e Giovanni Falcione “dovevano essere uniti anche nella morte e nel ricordo”, obiettivo non raggiunto, secondo il Procuratore di Termini Imerese. In questi anni in tanti hanno provato a convincerlo a tornare sui suoi passi, ma “la situazione non cambiava”. E adesso la decisione definitiva. Quest’anno, per la prima volta, al bunker di Palermo non ci sarà il nome di Francesca Morvillo nella Fondazione.

“All’indomani della strage – racconta adesso Maria Falcone – la madre di Francesca mi ordinò di non fare il nome di sua figlia e di non divulgare le sue foto. Mi disse che vederla e sentirla nominare acuiva il suo dolore. Quando provai a spiegare che così Francesca sarebbe stata dimenticata mi risposte che sarebbe stata ricordata da chi la conosceva e l’amava. Così seppur con un grande dispiacere ho obbedito alla richiesta di una madre colpita da un profondo dolore – prosegue Maria Falcone -. Volevo un gran bene a Francesca, ma non potevo che rispettare il volere della sua famiglia”.

In questi anni, secondo la presidente della Fondazione, lo stesso Alfredo Morvillo non ha mai avanzato proposte in Consiglio di amministrazione per ricordare la sorella. “Ho cercato di organizzare qualcosa per Francesca e l’ho fatto sempre in silenzio per non urtare la sensibilità della madre e della famiglia”. Resta l’addio doloroso di oggi. “Per me non cambierà nulla. Ricorderò sempre Francesca insieme a Giovanni e le attività della Fondazione andranno avanti. Io e gli altri consiglieri di amministrazione siamo solo delle comparse e nella Fondazione non c’è un’autorità assoluta, le decisioni sono collegiali e il nostro obiettivo – conclude Maria Falcone – è donare il ricordo di Giovanni e Francesca alla collettività”. (Ansa/AdnKronos)