La magistratura di Istanbul ha confermato l’arresto per 17 giornalisti accusati di aver rapporti col predicatore Fethullah Gulen considerato il cervello del fallito colpo di stato.
L’affiliazione a Gulen, secondo l’accusa, è da equiparare all’appartenenza a “un gruppo terroristico”. Nel processo preliminare tenuto ieri, i giornalisti imputati erano 21. Quattro sono stati rimessi in libertà, altri 17 resteranno in carcere in attesa di giudizio. Tra loro uno dei decani del giornalismo turco, Nazli Ilicak.
L’Occidente deve “badare agli affari propri” invece di criticare la repressione scatenata dal governo turco dopo il fallito golpe del 15 luglio scorso: lo ha affermato il presidente turco, Recep Tayyip Erdogan. “Alcuni ci danno dei consigli, si dicono preoccupati. Fatevi gli affari vostri, guardate a quello che fate voi” ha ribattuto Erdogan, sottolineando come dopo il fallito colpo di Stato nessun dirigente occidentale sia venuto in visita in Turchia.
Il suo Primo ministro, Binali Yildirim, ha nel frattempo reso noto che tutti gli elementi ritenuti fedeli all’imam Fethullah Gulen – considerato da Ankara la mente del golpe – sono stati “eliminati” dalle forze armate. Erdogan ha infine annunciato che come “gesto di buona volontà” ha deciso di lasciar cadere tutte le cause – e sono centinaia – intentate contro delle persone accusate di averlo insultato.