Fase 2, la protesta dei commercianti di Palermo: “Siamo in ginocchio e lo Stato non ci aiuta”

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Rabbia e delusione tra i commercianti di Palermo per le misure contenute nel decreto del governo nazionale e relative alla fase 2 del contrasto alla diffusione del contagio da coronavirus.  Manifestazioni di protesta sono previste in tutta Italia a partire dal 4 maggio prossimo, ma nel Capoluogo siciliano i commercianti hanno già fatto sentire la loro voce.

Ieri la protesta con le luci dei negozi accese, oggi le vetrine con un manichino che indossa solo mascherina e una croce con il nastro bianco e rosso e la scritta “La colpa non è nostra”. Sono centinaia i titolari di esercizi commerciali che hanno già aderito all’iniziativa lanciata su Facebook. Ieri sera tanti locali, tra pub, bar e ristoranti, hanno riacceso le luci nelle strade della movida palermitana aderendo all’iniziativa #Risorgiamo Italia, il flash mob promosso dall’associazione Movimento Imprese Ospitalità.

“Il nostro è un grido d’allarme, siamo in ginocchio e lo stato non ci sta aiutando”, ripetono in tanti. Come lo chef Natale Giunta, titolare di due attività nel centro della città. E ancora i gestori di locali molto noti come Balata, la Casa del Brodo, Perciasacchi.

“Ci devono dire loro come poter riaprire – sottolinea Doriana Ribaudo, ex consigliere comunale e titolare dell’Osteria Ballarò – abbiamo dipendenti che non hanno preso un euro e che sono in crisi, così come noi. Siamo al collasso ma lo Stato non ci sta aiutando. Così rischiamo di chiudere per sempre”.

C’è chi ha già deciso di farlo, dopo avere fatto i conti tra spese fisse e mancate entrate. “Ho investito tutti i miei risparmi per aprire questo ristorante – dice la titolare di Perciasacchi Renata Ferruzza -. L’insegna del ristorante l’abbiamo smontata e i dipendenti sono stati licenziati. Non so cosa ci riserva il futuro, ma al momento non possiamo fare altrimenti”.

Anche i commercianti hanno aderito all’iniziativa. Da oggi una vetrina di tutti i negozi che aderiscono alla protesta sarà fatta con il nastro bianco e rosso e un manichino con il cartello “Il Covid non è colpa nostra”.

L’idea è quella di lasciare le vetrine così fino alla riapertura dei negozi, con l’obiettivo di ricordare a chi ci governo che fino ad ora gli aiuti per il nostro settore sono stati pari a zero”.

Intanto anche in altre parti d’Italia monta la protesta contro il nuovo provvedimento del governo Conte. La Confcommercio Toscana chiama a raccolta gli iscritti per il 4 maggio per chiedere un anticipo “di sole due settimane” dei negozi al dettaglio e degli esercizi pubblici.

In Friuli Venezia Giulia, la Confcommercio ha lanciato una petizione online per chiedere al governatore, Massimiliano Fedriga, di “far valere a Roma le ragioni di un territorio che può e deve poter riaprire le imprese del terziario prima delle date fissate dal governo”. I commercianti del Lazio parlano di “una condanna a morte per migliaia di imprese”, mentre in Trentino si teme una “crisi irreversibile”. La Confcommercio di Udine ha lanciato per domani, alle 12, un flash mob su Facebook che potrebbe essere l’ultimo avvertimento al governo prima di una manifestazione di piazza.