L’Espresso è arrivato stamani nelle edicole di tutta Italia. A ruba, quasi ovunque. E preceduto da 24 ore lunghissime in cui è accaduto di tutto: dalla valanga di note stampa e commenti infuocati – dalle più alte cariche dello Stato a tutte le forze politiche – all’autosospensione del presidente della Regione, dalle riunioni-fiume dei gruppi parlamentari all’Ars ai singhiozzi dello stesso Crocetta. Sullo sfondo, un terremoto politico senza precedenti nell’Isola.
E tuttavia dall’articolo-scoop che riporta l’intercettazione “fantasma” della telefonata tra l’ex primario di chirurgia plastica di Villa Sofia Matteo Tutino e il suo paziente e amico Crocetta, non si apprende nulla di più rispetto alle anticipazioni di ieri. La frase dello scandalo, che secondo L’Espresso viene pronunciata dal medico nel 2013 e registrata dagli investigatori che lo tenevano già allora sotto controllo, è riportata tra virgolette: “Lucia Borsellino va fatta fuori. Come suo padre”.
La Procura di Palermo smentisce: “Quell’intercettazione – spiega il Procuratore Lo Voi – non è agli atti dell’inchiesta, nè tra le conversazioni registrate”.
“Abbiamo chiesto ai carabinieri del Nas di riascoltare tutte le registrazioni – rincara la dose il procuratore aggiunto Leonardo Agueci – ma tra quelle conversazioni non c’è nulla che abbia contenuto assimilabile a ciò che viene pubblicato dal settimanale”.
Dichiarazioni che agitano ancora di più una giornata già convulsa. E contro-smentite, subito dopo, dalla direzione de L’Espresso che non solo ribadisce l’esistenza di quella registrazione, ma la riconduce a uno dei tre filoni di indagine aperti su Villa Sofia e uno dei quali ha portato all’arresto di Tutino (dal 29 giugno scorso ai domiciliari per truffa, peculato e falso).
“Il dialogo esiste – afferma il direttore del settimanale, Luigi Vicinanza – ma non fa parte degli atti pubblici, quelli a disposizione delle parti coinvolte. E’ una chiamata che risale al 2013. Posso confermare che l’audio è sporco, ci sono alcune interferenze. I due parlano con grande confidenza, a tratti in siciliano. Il nostro cronista – spiega – l’ha ascoltato. Poi ha potuto ricopiare la trascrizione”.
Intanto, all’indomani della sua giornata più lunga dall’inizio della legislatura, Crocetta ribadisce di non aver mai sentito la frase incriminata. Ma stavolta si spinge oltre: “Non c’è dubbio. C’è stata un’azione di dossieraggio contro di me. Mi hanno distrutto, ucciso, perché
è questo che volevano: farmi fuori, eliminarmi”. Il governatore ha già chiesto di essere sentito dai pm ma adesso chiede di “indagare piuttosto sull’autore. Chi ha scritto quelle cose?” e afferma che si tratta di “un giornalista licenziato da me”.