“Gli ultras non dimenticano, Speziale libero”, lo striscione della vergogna è stato piazzato ieri sera, sulla recinzione dello stadio “Renzo Barbera” dopo la partita Palermo-Marina di Ragusa.
Antonino Speziale, lo ricordiamo, è l’ultra etneo accusato di aver ucciso nel 2007 l’agente di polizia Filippo Raciti in occasione degli scontri a Catania prima del derby con il Palermo. All’epoca dei fatti Speziale era ancora minorenne ed è stato condannato per omicidio preterintenzionale, tornerà in libertà nel 2021. Nel marzo scorso, il Tribunale di sorveglianza di Palermo ha rigettato la richiesta di affidamento al servizio sociale e dichiarato inammissibile la detenzione domiciliare. Inoltre, Speziale è stato condannato ad altri sei mesi per avere assistito a un allenamento del Catania mentre era sottoposto a Daspo.
La vedova dell’agente Raciti, intervistata dall’agenzia di stampa Adnkronos si è detta “dispiaciuta per questo striscione che inneggia alla liberazione di Antonino Speziale, ma non amareggiata. Mi amareggia molto di più che mio marito non sia più tornato a casa….La società civile non dimentica la famiglia Raciti – aggiunge la vedova del poliziotto – Mio marito viene ricordato in continuazione. Mi dispiace apprendere di questi striscioni. Purtroppo il mondo del calcio ancora non è sicuro”.
“Ci sono stati dei processi che sono durati sei anni – dice ancora Marisa Raciti – il percorso di giustizia è stato fatto. E’ stato chiarito tutto e ognuno si assume le proprie responsabilità”.
Ma poi aggiunge: “La cosa., comunque, mi lascia indifferente. Dopo quello che è successo sono preparata. Può succedere in qualunque stadio italiano. C’è una parte della società civile che è violenta e va educata. Lo stato non deve mai abbassare lo sguardo”.
Nel marzo scorso il Tribunale di sorveglianza di Palermo aveva rigettato l’affidamento al servizio sociale e dichiarato inammissibile gli arresti domiciliari. Le richieste erano state avanzate dal suo legale, l’avvocato Giuseppe Lipera, che ha presentato ricorso in Cassazione. Il ‘fine pena’ per Speziale, condannato ad altri sei mesi per avere assistito a un allenamento del Catania mentre era sottoposto a Daspo, è previsto per aprile 2021. Attualmente è nel carcere di Caltanissetta. L’altro imputato, Daniele Natale Micale, condannato a 11 anni con la stessa accusa per l’omicidio di Filippo Raciti, è invece in semilibertà dal dicembre del 2017 per buona condotta. Per lui residuo pena da scontare è di circa tre anni.