Guerra tra centristi per la sala negata da Ardizzone a Cuffaro

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Totò Cuffaro
Ardizzone e Cuffaro

Reazioni e polemiche per il “no” del presidente dell’Ars Giovanni Ardizzone che ieri a negato l’utilizzo di una sala di Palazzo dei Normanni per un convegno al quale avrebbe partecipato l’ex governatore Totò Cuffaro. Proprio quando sembrava che il dialogo tra centristi e centrodestra stesse ripartendo ecco “l’incidente” che riaccende tensioni mai sopite del tutto.

Il casus belli è stato il convegno sul tema delle carceri organizzato ieri pomeriggio. Nella sede del parlamento regionale si sarebbero dovuti confrontare l’onorevole Vincenzo Figuccia, il professore Giovanni Fiandaca e, appunto, Totò Cuffaro. Ma giunti davanti alla sede dell’Ars, l’inquilino della torre Pisana ha fatto trovare il portone sbarrato. “Un ex detenuto non può tenere un convegno all’interno della sede istituzionale” è stata più o meno la motivazione. Con le pive nel sacco ai convegnisti non è rimasto altro da fare che ripiegare sull’Istituto Padre Annibale di Francia.

Ma ovviamente il gesto di Ardizzone non poteva passare sotto silenzio. E così questa mattina Saverio Romano, oggi con Verdini, ma da sempre sodale di Cuffaro nel Biancofiore, ha preso carta e penna ed ha scritto al presidente dell’Ars. “Alcuni quotidiani palermitani – ha vergato, tra l’altro Romano – oggi sostengono che ‘Ardizzone abbia revocato la concessione dell’aula per la presenza al convegno dell’ ex presidente della regione Cuffaro’. Conosco la sua sensibilità ed immagino che Ella stia immediatamente dissipando tali velenose ricostruzioni con una sua nota stampa di chiarimento. Comprenderà che da parlamentare di questo paese, non potrei che censurare comportamenti volti a discriminare il ‘cittadino Cuffaro’ – ha concluso Romano – in quanto ex detenuto così come per qualsiasi altro cittadino che abbia pagato il suo debito con la giustizia”.

E dire che proprio la ripresa dei rapporti tra Romano e Gianpiero D’Alia, uomo forte di Ap in Sicilia e leader di partito di Ardizzone, era la premessa per l’allargamento al centro del centrodestra pensato da Gianfranco Miccichè. Il quale, da parte sua, non ci ha pensato due volte a metterci il carico.

“Sono certo che la scelta di Ardizzone, non sia una scelta politica, che sarebbe eticamente meschina” – ha esordito di buon mattino il coordinatore berlusconiano.  “Immagino che qualcuno, nei suoi uffici, gli abbia suggerito questa follia, per una qualche oscura motivazione, regolamentare o giuridica, che però mi sfugge” – ha aggiunto -. Quello che appare in questo momento – ha concluso – è che il presidente dell’Assemblea regionale siciliana è stato capace di far diventare il Palazzo dei normanni, dalla notte dei tempi luogo d’integrazione ed accoglienza, il Palazzo dell’esclusione”.

Dal canto suo Giovanni Ardizzone ha replicato sia a Romano che a Miccichè assumendosi la responsabilità della scelta. Secondo il presidente dell’Assemblea regionale, all’interno di Palazzo dei Normanni, dove è stata persino intitolata una sala a Piersanti Mattarella, vittima della mafia, non si

poteva concedere l’uso di un locale a Cuffaro, condannato per favoreggiamento aggravato nei confronti di cosa nostra. A Miccichè, inoltre, il centrista ha riservato una risposta al veleno. “Da presidente dell’Assemblea regionale siciliana non intendo replicare al commissario di Forza Italia in quanto non riveste più alcuna funzione né pubblica né istituzionale, ma solo politica. Ricordo, però, a me stesso che Miccichè è colui che aveva contestato l’intitolazione dell’aeroporto di Palermo ai giudici Falcone e Borsellino…”.

Ma il richiamo ai valori non ha convinto affatto Romano. “Mi attendo da lei, coerentemente con la sua impostazione, che da oggi stesso lei disponga l’inibizione dell’ingresso a Palazzo dei Normanni per tutti i cittadini che hanno subito delle condanne e che per queste abbiano trascorso anche un solo giorno in carcere” – è stata la durissima replica.  Per il deputato di Ala  il presidente “usa l’Ars come la lavatrice della sua coscienza: se ritiene che l’aver militato con Cuffaro nello stesso partito ed averne condiviso scelte politiche è un vulnus da rimuovere – ha concluso – lo faccia politicamente senza tirare in ballo Mattarella o risibili atteggiamenti da antimafia d’accatto”.

Per i pontieri del centrodestra, che tentano indefessamente di riunire gli ex Dc ovunque collocati, quello di ieri e lo strascico al veleno di oggi è un colpo al cuore. Soprattutto in considerazione del peso politico e del valore simbolico, al di là del ruolo e delle sue vicende giudiziarie, che Cuffaro per loro rappresenta ancora in Sicilia.