Un innovativo strumento musicale elettronico, chiamato CubeHarmonic, simile al puzzle rompicapo di Rubik e lo studio della musica mediante applicazioni della matematica, sono le ideazioni della ricercatrice palermitana Maria Mannone, classe 1985, che ha avuto l’ispirazione di abbinare la logica dei numeri all’arte delle sette note.
Questa insolita connessione interdisciplinare ha già avuto sperimentazione concreta mediante un corso tenutosi al Conservatorio di Palermo e a cui hanno partecipato 5 studenti di composizione. “L’idea di questo connubio è sbocciata già nel 2009, osservando una foto delle guglie della Sacrada Familia di Gaudì – spiega la docente, che vanta una laurea in fisica teorica e master in pianoforte e direzione d’orchestra – questo salire e scendere dei pinnacoli mi ha fatto venire in mente i grafici musicali che, quando ero studentessa, il maestro Marco Betta ci faceva riempire con le note musicali. Ma, a stimolare la mia ricerca – continua Maria Mannone – è stata anche l’opera “Ruota di bicicletta” di Marcel Duchamp, nonché i concetti spaziali di Lucio Fontana”.
Il corso al Conservatorio Scarlatti, intitolato: “Suoni, gesti, diagrammi” ha visto ciascuno dei partecipanti sviluppare una composizione musicale sulla forma geometrica della bottiglia di Klein, proposta come tema. “La bottiglia di Klein infatti – come chiarisce Mannone – si estende in quattro dimensioni e si rappresenta in tre come una superficie che si autointerseca. I lavori degli allievi, tutti alquanto originali, spaziano dalla tecnica classica del contrappunto all’uso della quadrifonia, all’utilizzo in chiave artistica della scala di Shepard per rappresentare il saliscendi sulla superficie. Le composizioni hanno però in comune la rappresentazione della struttura fondamentale della geometria fornita a modello”.
“In sintesi – prosegue la docente – la mia tecnica di composizione sperimentale, parte dall’immagine e poi se ne ottiene una sintesi in termini di linee essenziali, si rendono quindi musicalmente queste linee, secondo il criterio della similarità gestuale musica-immagine. E’ come se una mano, muovendosi, disegnasse l’immagine e creasse la musica. Dei punti isolati si trasformano dunque in note staccate, mentre una linea che si innalza nel foglio diventa una linea melodica ascendente, oppure un segno marcato si trasforma in un forte in musica e via dicendo”.
Le opere dei ragazzi sono state presentate in anteprima il 14 marzo, in occasione della “Giornata Mondiale della Matematica”, ma saranno riproposte nel prossimo mese di maggio. Invece il perfezionamento del CubeHarmonic, che al momento è soltanto un prototipo, sta continuando con l’ausilio tecnologico dell’università giapponese Tohoku con cui Mannone collabora.
Ma le domande chiave a cui gli studi di Maria Mannone intendono dare una risposta, sono: un compositore fa matematica senza saperlo? Il gesto direttoriale e quelli degli interpreti possono avere degli elementi in comune? Si possono trasporre dei suoni dalle forme di una ninfea, di un ficus, di una creatura terrestre o marina? D’altronde, se come sosteneva il filosofo tedesco Hans Jonas, anche Dio è un matematico, perché non dovrebbe esserlo la musica?