Il taser anche a Palermo in dotazione a polizia, carabinieri e finanzieri

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Il taser anche a Palermo in dotazione a polizia, carabinieri e guardia di Finanza. Si tratta di un’arma di persuasione non letale ed il suo utilizzo è un importante deterrente per le forze dell’ordine che pattugliano i centri e le periferie cittadine.

Lo strumento consente di difendersi in caso di estremo pericolo, in condizioni di sicurezza maggiori, evitando il contatto diretto con il potenziale criminale, rendendolo inoffensivo allo stesso tempo.

La sperimentazione dell’arma ad impulsi elettrici che immobilizza chi viene colpito parte oggi in 12 città italiane: Milano, Napoli, Torino, Bologna, Firenze, Genova, Catania, Padova, Caserta, Reggio Emilia, Brindisi e, appunto, Palermo e durerà tre mesi. Al termine del periodo di prova verrà fatta una valutazione sull’efficacia del nuovo strumento, se positiva, ci sarà l’allargamento ad altre città.

Al Comando provinciale carabinieri di Palermo saranno previsti venti militari del Nucleo radiomobile che, al termine di uno specifico addestramento all’uso dell’arma, svolto da personale specializzato della Scuola di perfezionamento al tiro di Roma, sperimenteranno operativamente la valenza dell’arma durante i quotidiani servizi di controllo del territorio.

Non manca però chi mette in guardia dai rischi per la salute. Quello in dotazione alle nostre forze dell’ordine è il modello X2 di colore giallo. L’iter per dotare le forze dell’ordine della pistola elettrica è partito nel 2014, con il sostegno dei sindacati di polizia. Lo scorso 4 luglio il ministro dell’Interno, Matteo Salvini, ha firmato il decreto per avviare la sperimentazione.

Si tratta, ha sottolineato, di “un’arma di dissuasione non letale” che rappresenta “un importante deterrente soprattutto per gli operatori della sicurezza che pattugliano le strade e possono trovarsi in situazioni border line”.

Le linee guida emesse dal Dipartimento della Pubblica sicurezza lo definiscono “un’arma propria”, che fa uso di impulsi elettrici per inibire i movimenti del soggetto colpito. La distanza consigliabile per un tiro efficace è dai 3 ai 7 metri. Il taser “va mostrato senza esser impugnato per far desistere il soggetto dalla condotta in atto”. Se il tentativo fallisce si spara il colpo, ma occorre “considerare per quanto possibile il contesto dell’intervento ed i rischi associati con la caduta della persona dopo che la stessa è stata attinta”. Bisogna inoltre tener conto della “visibile condizione di vulnerabilità” del soggetto (ad esempio una donna incinta) e fare attenzione all’ambiente circostante per il rischio di incendi, esplosioni, scosse elettriche.

Mentre anche i sindacati della polizia penitenziaria invocano il taser, c’è chi lancia l’allarme. Liberi e uguali ha presentato un’interrogazione parlamentare per conoscere “quali siano gli orientamenti del governo circa l’uso del taser, che risulta potenzialmente mortale, e quali cautele siano state intraprese per evitare rischi per la salute e la vita delle persone”. E Antigone avverte: “Secondo le indagini effettuate da Amnesty International e dall’agenzia di stampa britannica Reuters, a partire dal 2000, anno di introduzione del taser, sarebbero stati circa 1.000 i morti a causa di questo tipo di pistola”