Accuse pesanti contro i vertici di un’azienda salvata da fallimento sicuro per il rotto della cuffia, ma che in cambio offre un pessimo servizio alla città, con scarsi livelli di efficienza che nel dicembre scorso hanno raggiunto il culmine, fino al punto far scattare una indagine interna, con una commissione istituita ad hoc dal sindaco.
Una dirigenza “assolutamente inadeguata”, “gravi lacune pianificatorie” e disservizi per i quali si registrano “responsabilità dirigenziali e gestionali”. E’ l’atto d’accusa del sindaco di Palermo, Leoluca Orlando, che durante una conferenza stampa, a Palazzo delle Aquile, insieme con l’assessore comunale Giusto Catania, “bacchetta” la Rap, l’azienda di igiene ambientale del capoluogo siciliano.
L’occasione è la presentazione del lavoro della commissione d’indagine sulla società istituita dopo i disservizi dello scorso dicembre che hanno fatto piombare la città nell’emergenza. “Disservizi – denuncia il primo cittadino – che non emergerebbero dagli atti formali”. In una relazione lunga una ventina di pagine, esclusi gli allegati, emerge un “deficit contrattazione di secondo livello”, un “uso eccessivo, cronico e crescente dello straordinario”, “gravi lacune pianificatorie” e “responsabilità dirigenziali e gestionali”.
Tutto messo nero su bianco nella relazione firmata dal segretario generale Antonio Le Donne, dal capo di gabinetto del sindaco Licia Romano, dai dirigenti del settore Partecipate Sergio Maneri e Roberto Pulizzi, e da un tecnico esterno, l’ingegnere Aldo Iacomelli.
“Oggi parliamo di Rap – avverte il sindaco – ma questo metodo sarà seguito per tutte le aziende partecipate. Verificheremo azienda per azienda. Abbiamo iniziato con Rap. Non c’è nessun intento persecutorio, ma non avremo scampoli di indulgenza, ognuno deve fare la propria parte. E’ finita la fase emergenziale – dice Orlando – siamo fuori dal tunnel del bilancio consolidato, abbiamo posto le premesse per non vivere più alla giornata ed è finita la fase del post fallimento”.
Poi la stoccata ai dirigenti: “A Palermo abbiamo 1.200 chilometri di strade, ma lo spazzamento viene programmato per appena 100 chilometri. La responsabilità non è certo dei lavoratori, ma di chi organizza il lavoro”.
Dalla relazione emerge anche come manchi dentro la Rap “un criterio di valutazione delle performance aziendali”. “Dentro la Rap non c’è nessun problema finanziario – taglia corto il sindaco – ma occorre chiedersi se il personale è tutto utilizzato in modo opportuno”. La relazione adesso è nelle mani dell’amministratore unico dell’azienda di piazzetta Cairoli, Giuseppe Norata. “Toccherà a lui valutare le azioni da compiere. Trasformi l’analisi contenuta in questa relazione in comportamenti concreti”, conclude il sindaco.
“La Rap deve funzionare meglio, l’azienda va riorganizzata. L’assunzione di nuovo personale? Siamo sicuri che il personale è tutto utilizzato in modo opportuno?”, ribadisce Orlando. La palla adesso passa nelle mani dell’amministratore unico dell’azienda Giuseppe Norata, che dovrà tradurre “l’analisi contenuta in questa relazione in atti concreti”. “Tocca a lui decidere cosa fare con questa relazione, noi abbiamo fatto il lavoro che avrebbe dovuto fare l’azienda. Adesso individui le responsabilità e agisca di conseguenza, decida lui se segnalare ad altre autorità quanto è contenuto in questa relazione”.
In ballo c’è il contratto di servizio in scadenza. “Il Comune può affidare a Rap il servizio di raccolta dei rifiuti solo se viene certificato che questa è una scelta economicamente vantaggiosa”, avverte Orlando. “Il 2019 è l’anno decisivo per la Rap – gli fa eco l’assessore all’Ambiente, Giusto Catania -. L’azienda deve dimostrare di poter svolgere il servizio”.
Orlando: “Fino a quando sarò il sindaco di Palermo la Tari non aumenterà”
“Fino a quando sarò il sindaco di Palermo la Tari non aumenterà. Questo significa che occorre fare una seria lotta all’evasione. Allo stesso tempo deve essere chiaro a tutti che la Rap è e rimarrà un’azienda interamente pubblica, né qualcuno pensi che se si crea qualche disservizio, magari gradito a qualche speculatore, rinunceremo a questa nostra posizione”, afferma Leoluca Orlando che punta il dito contro il “ricorso abnorme” allo straordinario, “segno che non c’è stata un’interlocuzione con i sindacati per trovare forme diverse di organizzazione del lavoro”. Ecco perché per Orlando occorre “una profonda rivoluzione organizzativa senza la quale andiamo a sbattere, o meglio, va a sbattere chi non la realizza. Se i dirigenti non fanno i dirigenti, non è possibile scaricare sui lavoratori la cattiva organizzazione, né usare la Regione come alibi per i disservizi”.