Il taglio dei dazi sulle importazioni di automobili da parte della Cina dal 25% al 15%-10% è una conferma che la cosiddetta guerra dei dazi è una vicenda che si stia sgonfiando, non porterà a quella autarchia che i globalisti temevano.
Come sempre la razionalità prevale, una scossa di assestamento per ridisegnare un po’ le regole del gioco e la Cina, che deve ben preoccuparsi di tenere il proprio surplus commerciale, risponde all’offerta del presidente Usa, Donald Trump, abbassando i diritti doganali sulle auto.
Non sarà mai che i dazi ogni tanto servono a ridisegnare gli equilibri in modo un po’ più equo e che il terrorismo mediatico ed economico di chi teme un possibile “ritorno all’autarchia” non è altro che la produzione di una falsa paura? E in questo quadro l’Italia cosa ci guadagna? La politica commerciale estera deve andare a braccetto con la politica economica interna, giocare parte attiva, non subire le conseguenze di riflesso.
Stavolta, per caso, ci è andata bene e del quasi miliardo di dollari di auto che l’Italia esporta verso la Cina, il ribasso dei dazi di 10-15 punti percentuali può far bene, ma attenzione perché la Germania con Daimler Benz, Bmw, Audi sicuramente sarà già pronta a cogliere al balzo l’occasione. E l’Italia?
*Michele Geraci è a capo del China Economic Policy Program and Assistant Professor of Finance alla Nottingham University Business School, China Head of China Program, adjunct professor di Finanza alla NYU Shanghai e adjunct professor di Finanza alla Zhejiang University