La storia della Fornace del Pisciotto, la fabbrica all’avanguardia misteriosamente distrutta

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fornace del pisciotto
La Fornace del Pisciotto  o Penna, oggetto dell’interesse della Regione siciliana, fu costruita sul mare di Punta Pisciotto tra il 1909 e il 1912, per volere del barone Penna e realizzata su progetto dell’ingegner Ignazio Emmolo.
Il sito della fabbrica di laterizi, reso celebre dalla fiction del Commissario Montalbano,  era stato scelto con cura sia per la sua vicinanza alle vie di comunicazione, il mare consentiva l’attracco delle navi e nelle immediate vicinanze passava la ferrovia, sia per la presenza a poche centinaia di metri di una cava di argilla. Dotata di un forno Hoffmann, per l’epoca era una delle industrie più all’avanguardia del meridione e riusciva  a sfornare diecimila pezzi al giorno, tra mattoni e tegole, che venivano esportati in molti paesi mediterranei, soprattutto a Malta e in Libia. Tripoli dopo la conquista italiana del 1911 fu in gran parte ampliata con laterizi del “Pisciotto”.
La Fornace è articolata su tre piani, e il corpo principale è a pianta basilicale tanto da somigliare più ad una antica chiesa che ad una fabbrica. La struttura interna si componeva di sedici camere disposte ad anello lunghe cinque metri e larghe tre e mezzo ciascuna. Il tiraggio forzato veniva esercitato da una ciminiera alta 41 metri e lo stabilimento era lungo 86 metri. Nella parte est era alloggiato il macchinario. La sala macchine ospitava due polverizzatori a martello; un’impastatrice ad eliche grandi, rifornita da elevatori a tazze, due laminatori con filiere per la produzione di gallette, laterizi forzati e tegole curve o coppi, una pressa a revolver per la produzione di tegole alla marsigliese, una pressa per la produzione di tegole di colmo. Esisteva pure un piccolo vano per la fabbricazione di stampi, tegole marsigliesi e rulli di scorrimento per i carrelli delle filiere.
La Fornace Penna dava lavoro ad un centinaio di persone. Il 26 gennaio 1924 un incendio doloso la distrusse completamente. Vano fu il tentativo dei marinai di Sampieri, degli agricoltori dei fondi vicini e dei tanti operai, che cercarono di spegnere il rogo che ancora oggi rimane avvolto nel mistero.