L’assassino era lo zio, risolto il giallo dell’omicidio di via Decollati

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L’assassino era lo zio. Trovato e assicurato alla giustizia l’uomo che ieri sera a Palermo ha ucciso il pregiudicato 39enne Dino Salvato. Arrestato dagli agenti squadra mobile lo zio della vittima, Alfonso Vela, fermato quasi nell’immediatezza dei fatti e interrogato per tutta la notte. Poco prima delle 14 ha lasciato i locali della squadra mobile per essere condotto in carcere.

“Abbiamo eseguito un decreto di fermo, su disposizione della procura di Palermo, per Alfonso Vela, 43 anni, zio di Dino Salvato. I motivi che stanno alla base dell’omicidio sono assolutamente futili e riguardano delle diatribe personali fra i due che vivevano di lavori saltuari, come la raccolta del ferro” – ha spiegato il capo della mobile Rodolfo Ruperti, chiarendo il contesto in cui è stato ucciso Dino Salvato, ieri sera, in fondo Picone.

“Già da ieri sera avevamo forti sospetti su Alfonso Vela ma abbiamo avuto difficoltà a rintracciarlo. All’interno di una Smart – ha sottolineato il dirigente della mobile – abbiamo recuperato alcuni documenti, non solo della vittima ma anche di una persona sua amica. L’amico e testimone oculare si era nascosto, ma siamo riusciti a trovarlo. Anche questa persona era coinvolto in questa diatriba di natura personale nata tra Vela e Salvato”.

“La vittima è stata uccisa a colpi di pistola – ha detto il capo della squadra mobile -. Siamo riusciti questa mattina a recuperare l’arma del delitto, una calibro 22 con matricola abrasa. Il luogo dove era nascosta è stato indicato da Vela stesso”.

Alla base della lite ci sarebbe stata la condivisione su Facebook di un link che riportava la notizia di un sequestro di materiale ferroso che era stato fatto a Vela ed era postato sul social network. Vela ha pensato che Salvato avesse denunciato alla polizia i fatti, che avevano poi portato al sequestro.

Negli scorsi giorni c’erano già stati degli scontri tra zio e nipote ed era volato qualche schiaffo. Ieri sera il triste epilogo della vicenda. “I parenti della vittima – ha tenuto a precisare Ruperti – non hanno collaborato, anzi hanno tentato di alterare la scena del crimine, spostando la Smart di Salvato dalla scena del crimine. L’auto è stata spostata sotto casa sua poco distante dal luogo del delitto”.

Ieri sera Vela non era rintracciabile, ma si è sentito braccato, gli investigatori avevano capito che l’assassino era lo zia e così l’uomo si è presentato alla polizia e ha fornito una prima confessione.