“Ci rivolgiamo a lei, Sua Santità, come ultima ancora di salvezza per i 42 lavoratori padri di famiglia che da qui a poco perderanno il lavoro e con esso anche la dignità di uomini e donne e per quella parte della popolazione bisognosa che vedrebbe, di colpo, privarsi di un efficiente servizio a loro rivolto”.
E’ l’appello rivolto a Papa Francesco con una lettera inviata dal movimento ‘Siciliani liberi’ nel tentativo di scongiurare il licenziamento di 42 dipendenti dell’Opera Pia Cardinale Ernesto Ruffini di Palermo, il cui Cda è presieduto dall’arcivescovo monsignor Corrado Lorefice.
L’Opera Pia è un ente fondato da Ernesto Ruffini nel 1952 e riunisce la maggior parte delle numerose opere sociali promosse dal cardinale, che è stato arcivescovo di Palermo dal 1946 al 1967, a favore delle fasce più bisognose della Comunità palermitana.
“Oltre al licenziamento di 42 lavoratori padri di famiglia – scrive nella lettera al Papa Michele D’Amico, vice segretario di Sl – avrebbe anche decretato l’interruzione di tutti i servizi che la medesima Opera Pia fornisce sul territorio con gravissime ripercussioni nei confronti di disabili, bambini di quartieri disagiati, anziani soli, studenti della scuola di servizio sociale della società ai quali il servizio, altamente specializzato, è costantemente rivolto”.
“Il licenziamento – si legge nella lettera – parrebbe dovuto a una situazione economica disastrosa dell’Opera Pia della quale tutti i lavoratori, che da ben 15 mesi non percepiscono lo stipendio, non hanno alcuna responsabilità”.
“Ci rivolgiamo a lei, Sua Santità – continua la lettera – considerato anche il totale disinteresse della politica siciliana che ha abbandonato, nel corso del tempo, al loro destino un sempre più alto numero di uomini, donne e bambini sempre più bisognosi di attenzione in una regione dove la disoccupazione, sempre più crescente, la fa da padrona. Siamo speranzosi che Sua Santità accolga il nostro grido d’aiuto e intervenga a difesa di lavoratori, famiglie e persone indifese e deboli laddove sembra non poter esserci ascolto e compassione”.