Il magistrato Gian Carlo Caselli, già procuratore capo di Palermo e Torino, nel libro scritto insieme a Stefano Masini, intitolato “C’è del marcio nel piatto”, ha illustrato come il settore agroalimentare italiano sia spesso infettato da infiltrazioni criminali, anche di stampo mafioso.
Caselli nel volume riferisce i risultati di un’indagine sul campo svolta nelle vesti di presidente del Comitato scientifico dell’Osservatorio sulla criminalità nell’agricoltura e sul sistema agroalimentare. “I controlli funzionano, siamo all’avanguardia in Europa, merito anche delle forze dell’ordine specializzate in questo settore. Però se le malefatte trovate non vengono adeguatamente sanzionate, il sistema rimane invariato e i danni per il consumatore e per il regolare funzionamento dell’economia sono evidenti” ha spiegato il magistrato. “Inoltre – ha proseguito – la vigente normativa è un colabrodo: buchi su buchi nei quali s’infila di tutto anche le mafie. Non siamo più ai tempi in cui l’unico problema era l’oste che mescolava l’acqua col vino. Oggi con la globalizzazione, il commercio via internet e le forme evolute di sofisticazione è tutto un altro mondo e la normativa dovrebbe stare al passo con i tempi”.
Caselli ha pure presieduto la commissione per la riforma dei reati agroalimentari che ha elaborato un progetto di 49 articoli, ma tale iniziativa è rimasta al palo per oltre un anno e adesso si confida nella buona volontà della nuova legislatura. “C’è del marcio nel piatto” è pubblicato da Piemme Edizioni.