L’operazione Disconnection zone, che ha colpito questa mattina la mafia nigeriana a Palermo, è stata resa possibile dalla collaborazione di alcuni componenti della comunità africana di Ballarò.
Otto i fermi nel blitz della polizia di Stato nel popolare mercato palermitano. Il capo della squadra mobile, Rodolfo Ruperti ha spiegato i dettagli dell’operazione: “Abbiamo fermato complessivamente otto persone. Arrestato, inoltre, un altro cittadino nigeriano che cercava di disfarsi di sostanze stupefacenti durante il nostro controllo”.
L’indagine – coordinata dall’aggiunto Salvatore De Luca e dai sostituti Giulia Beux e Gaspare Spedale – è ancora in corso. Ci sarebbero ancora alcuni ricercati. “Questa operazione si colloca in una serie di attività investigative coordinate dalla procura sull’operatività sul territorio di cellule della mafia nigeriana. Dopo i Black Axe e gli Eyes stavolta – ha spiegato Ruperti assieme al dirigente della II sezione, Francesco Del Grosso – è toccato alla cellula dei Vicking. Abbiamo tenuto d’occhio in particolare modo il popolare quartiere palermitano di Ballarò e abbiamo anche arrestato diverse persone, di nazionalità nigeriana, dedite in particolare modo allo allo sfruttamento della prostituzione e spaccio di stupefacenti in queste connection house dove venivano portate le donne a prostituirsi”.
C’è stata anche la collaborazione “da parte di qualche componente della comunità nigeriana di Ballarò, ma – ha concluso – per le indagini ci si siamo avvalsi anche delle dichiarazioni di due pentiti che hanno avviato la collaborazione dopo le operazioni precedenti”.
Le indagini, che seguono quelle culminate nei blitz “Black Axe” e “No fly zone”, hanno fornito una radiografia di una mafia nigeriana radicata e infiltrata nel tessuto economico, criminale cittadino. L’operazione Disconnect zone ha azzerato il “Cult”, ossia il clan, denominato “Viking”, ben strutturato su tutto il territorio nazionale, con a Palermo una base operativa a Ballarò, caratterizzato da una struttura gerarchicamente organizzata, con una forte capacità intimidatoria.
Il reato contestato ai fermati è di associazione a delinquere di stampo mafioso, con la commissione di delitti contro la persona, soprattutto in occasione di scontri con i cult rivali per il controllo del territorio e la supremazia all’interno della comunità nigeriana. Le indagini hanno accertato, inoltre, la presenza di numerose case di prostituzione nel centro storico di Palermo, le “connection house”, e registrato numerosi episodi di spaccio di stupefacenti.