Ricorre oggi il 42esimo anniversario della morte del giornalista e attivista Peppino Impastato. Impastato aveva 30 anni, quando venne ucciso il 9 maggio del 1978. Era noto, e non solo a Cinisi, per i suoi attacchi e le sue denunce contro Cosa nostra.
Peppino Impastato aveva interrotto ogni rapporto con il padre, mafioso anche lui. Un anno prima della sua uccisione aveva dato vita a Radio Aut, dai cui microfoni denunciava gli affari di Tano Badalamenti, che aveva soprannominato “Tano Seduto”. La sua era una voce scomoda che bisognava silenziare a tutti i costi in una Sicilia in cui il dominio della criminalità organizzata era assoluto. Il suo cadavere fu trovato sui binari della ferrovia. Accanto c’era del tritolo. Cosa nostra voleva che la sua morte passasse per un fallito attentato terroristico. E in un primo momento si pensò che fosse avvenuto proprio questo, salvo poi scoprire, grazie all’impegno del fratello Giovanni e della madre Felicia Bartolotta, che in realtà si trattò di un delitto mafioso.
“Peppino impastato è stato ucciso dalla mafia e poi per alcuni anni, con la complicità di pezzi dello Stato, la sua morte non solo è stata cancellata ma sfregiata con l’accusa di essere un terrorista. Oggi, dopo 42 anni, possiamo e dobbiamo ricordare il suo impegno e le sue battaglie, purtroppo riconosciute in modo postumo, grazie all’impegno della sua famiglia e del centro Impastato. È giusto che tutti, e non solo i giornalisti, ricordino l’impegno e il sacrificio di un giovane siciliano che credeva nei valori della verità, della giustizia e della bellezza”. La segreteria regionale dell’Assostampa ricorda così oggi il 42 esimo anniversario della uccisione di Peppino Impastato avvenuto a Cinisi il 9 maggio 1978, in un falso attentato organizzato dal boss Tano Badalamenti, nelle stesse ore in cui a Roma veniva scoperto in via Caetani il cadavere del presidente della Dc Aldo Moro.
“Il ricordo di Peppino Impastato che ha avuto la tessera di giornalista solo dopo la sua morte – aggiunge Il segretario dell’Assostampa Roberto Ginex – ci spinge ancora di più ogni giorno nell’essere vicini ai tanti colleghi che lavorano in condizioni di estremo disagio, sia per le continue minacce della criminalità organizzata, sia per le condizioni di precarietà che investono una larga parte della categoria. Una situazione che costringe molti giornalisti a vivere in grande difficoltà”.