Mafia, azzerata cosca della Guadagna: arrestato il boss Salvatore Profeta

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Dalle prime luci dell’alba la polizia sta dando esecuzione a numerose ordinanze di custodia cautelare in carcere emesse dal gip presso il Tribunale di Palermo su richiesta della Direzione distrettuale antimafia. Con l’operazione “Stirpe”, gli investigatori della squadra mobile diretti da Rodolfo Ruperti, hanno individuato il vertice di un segmento significativo di Cosa nostra, che ancora oggi le investigazioni hanno dimostrato essere legato a rituali di affiliazione arcaici.

 

Nel corso dell’operazione antimafia della polizia di Stato, denominata “Stirpe”, è stato arrestato Salvatore Profeta, capo della famiglia di Santa Maria di Gesù. Il boss mafioso, indicato da alcuni collaboratori di giustizia come ‘uomo d’onore’ della famiglia di Santa Maria di Gesù sin dai tempi di Stefano Bontate, nonché già destinatario di numerose condanne per associazione per delinquere di stampo mafioso, estorsione e traffico di sostanze stupefacenti, venne arrestato per la strage di via d’Amelio e scarcerato a ottobre del 2011 a seguito della revisione del processo.

 

Non appena è stato rimesso in libertà, Salvatore Profeta ha ripreso le redini del mandamento mafioso. La sua posizione di comando è stata riconosciuta incondizionatamente sin da subito anche da altri esponenti mafiosi di spicco che in diverse occasioni si sono sottoposti al ‘rito del bacio in fronte’ dispensato dal capo famiglia. Agli arrestati di oggi vengono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione e rapina.

 

Oltre a Profeta senior, arrestati il figlio e il nipote, da qui il nome dato all’operazione: “Stirpe”. Profeta, era stato condannato all’ergastolo per la strage di via D’Amelio in seguito alle dichiarazioni del “falso” pentito Vincenzo Scarantino, suo cognato. Scagionato e scarcerato – dopo che il collaboratore di giustizia Gaspare Spatuzza aveva svelato nuovi retroscena smentendo Scarantino – nell’ottobre 2011, Profeta era tornato a comandare alla Guadagna, estendendo il suo potere anche all’intero mandamento di Santa Maria di Gesu’, un tempo regno incontrastato dei Bontate.

 

Profeta si era ripreso immediatamente una delle cosche piu’ importanti e da qui esercitava potere e influenza anche nel resto di Cosa nostra palermitana. Dimostrando nel suo mandamento anche di essere legato a rituali di affiliazione arcaici, imponendo persino deviazioni a processioni: plateale atto di ossequio. Esponenti di spicco della cosca, diversi dei quali finiti in manette, in diverse occasioni si sono sottoposti pure al rito del bacio in fronte dispensato dal ‘capo famiglia’. Agli arrestati vengono contestati i reati di associazione mafiosa, estorsione e rapina. Le indagini sono coordinate dal procuratore aggiunto Leonardo Agueci e dai sostituti Caterina Malagoli, Francesca Mazzocco e Sergio De Montis.

 

C’era chi voleva abbracciarlo, chi persino baciarlo prima di essere portato via in manette. Altri hanno inveito contro la Polizia che stava portando via il ‘Padrino’ della Guadagna. Sono le scene a cui hanno assistito all’alba di oggi i poliziotti della Squadra mobile di Palermo che hanno arrestato il boss mafioso Salvatore Profeta, con altri personaggi di spicco del mandamento di Santa Maria di Gesù.

 

La conferma viene data all’Adnkronos dal dirigente della Squadra mobile di Palermo, Rodolfo Ruperti: “Ci sono stati momenti concitati durante l’arresto di Profeta – spiega – c’era gente che voleva abbracciarlo prima di essere portato via, ma noi lo abbiamo impedito. E c’era qualcuno che ha inveito contro di noi perché stavamo portando via in manette il loro capo indiscusso. Dopo la scarcerazione nel 2011 Profeta si stava riorganizzando per avere il potere su tutto il mandamento”.