Cosa nostra pronta a sfruttare l’emergenza sanitaria da coronavirus che ha fermato tutte le attività commerciali e imprenditoriali, scatenando una drammatica crisi economica senza precedenti che ha messo le imprese sull’orlo del baratro. Molte di essere difficilmente potranno riaprire per ritornare alla normale attività.
La fotografia della realtà economica palermitana è stata messa nero su bianco nell’inchiesta della Dda di Palermo, con l’operazione “Mani in pasta” che ha portato all’arresto di 91 tra boss di Cosa nostra, gregari ed estorsori mafiosi. Il gip che ha disposto gli arresti parla di “contesto assai favorevole per il rilancio dei piani dell’associazione criminale sul territorio d’origine e non solo”.
Un’immagine allarmante che si fonda su quanto emerso dalla inchiesta “Mani in pasta”. “Le misure di distanziamento sociale e il lockdown su tutto il territorio nazionale, imposti dai provvedimenti governativi per il contenimento dell’epidemia, hanno portato alla totale interruzione di moltissime attività produttive, destinate, tra qualche tempo, a scontare una modalità di ripresa del lavoro comunque stentata e faticosa, se non altro – scrive il giudice – per le molteplici precauzioni sanitarie da adottare nei luoghi di produzione. Da una parte, l’attuale condizione di estremo bisogno persino di cibo di tante persone senza una occupazione stabile, o con un lavoro nell’economia sommersa, può favorire forme di soccorso mafioso prodromiche al reclutamento di nuovi adepti”.
“Dall’altra, il blocco delle attività di tanti esercizi commerciali o di piccole e medie imprese – spiega – ha cagionato una crisi di liquidità difficilmente reversibile per numerose realtà produttive, in relazione alle quali un “interessato sostegno” potrebbe manifestarsi nelle azioni tipiche dell’organizzazione criminale, vale a dire l’usura, il riciclaggio, l’intestazione fittizia di beni, suscettibili di evolversi in forme di estorsione o, comunque, di intera sottrazione di aziende ai danni del titolare originario”.
“Con la crisi di liquidità di cui soffrono imprenditori e commercianti – conclude il giudice – i componenti dell’organizzazione mafiosa potrebbero intervenire dando fondo ai loro capitali illecitamente accumulati per praticare l’usura e per poi rilevare beni e aziende con manovre estorsive, in tal modo ulteriormente alterando la libera concorrenza tra operatori economici sul territorio e indebolendo i meccanismi di protezione dei lavoratori-dipendenti”.