Messina, dissidi alla base dell’omicidio di Lo Turco: carabinieri arrestano operaio 64enne

0
187

Nelle prime ore di oggi, i Carabinieri del Comando Provinciale di Messina, guidati dal colonnello Jacopo Mannucci Benincasa, hanno eseguito un’ordinanza di custodia cautelare in carcere emessa dal Gip del Tribunale di Messina su richiesta della Procura della Repubblica, nei confronti di un operaio 64enne di Mongiuffi Melia, ritenuto responsabile dell’omicidio di Pietro Alfio Lo Turco, il cui cadavere – attinto da tre colpi di fucile a pallettoni esploso alla testa da distanza ravvicinata – era stato rinvenuto pressoché decapitato il primo ottobre scorso nelle campagne di Mongiuffi Melia.

Ci sarebbero dissidi tra la vittima e il presunto assassino alla base dell’omicidio di Alfio Lo Turco.  “La vittima, in particolare, recatasi in un fondo agricolo per compiervi alcuni lavori, era stata affrontata e uccisa con tre colpi di fucile semiautomatico calibro 12 caricato a pallettoni, esplosi alla testa da distanza ravvicinata”, dicono gli inquirenti.

L’attività̀ investigativa, nel suo complesso, ha consentito l’identificazione dell’autore dell’efferato delitto, individuato sulla base della riconducibilità del materiale balistico rinvenuto sulla scena del crimine ad un’arma di sua proprietà̀, “nonché́ di fare piena luce sul movente dell’omicidio, da ricondurre ai frequenti dissidi legati ai cattivi rapporti di vicinato tra il pensionato e il suo assassino”.

Le investigazioni svolte dai Carabinieri si sono rapidamente sviluppate attraverso interrogatori di persone informate sui fatti, sopralluoghi, perquisizioni, esame delle riprese dei sistemi degli impianti di videosorveglianza e mediante intercettazioni telefoniche ed ambientali nonché́ indagini tecnico-scientifiche condotte dal Reparto Investigazioni Scientifiche dei Carabinieri di Messina.

Si è̀ ricostruita, sulla base delle testimonianze raccolte, dapprima “l’esistenza di dissidi tra la vittima e l’assassino dovuti al cattivo rapporto di vicinato esistente tra i due – spiegano ancora gli investigatori – Successivamente si sono ricostruiti gli spostamenti dell’indagato il giorno dell’omicidio appurando che, in un orario compatibile con quello in cui l’omicidio è stato commesso, aveva effettuato un sosta di circa quattro minuti in una località assai prossima alla scena crimine”.