Messina: polemiche e indagine per il funerale di Rosario Sparacio

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Palermo, 14 apr. (askanews) - È polemica a Messina dove, in pieno lockdown, si è svolto il corteo funebre di Rosario Sparacio, fratello del boss Luigi, oggi collaboratore di giustizia. Ad accompagnare la salma nel suo ultimo viaggio verso il Gran Camposanto c'erano infatti decine di persone, a piedi e in auto, contravvenute ai divieti di assembramento per contenere il contagio del covid-19. Sull'episodio, la questura peloritana ha avviato degli accertamenti. Intanto però si sono sollevate forti le polemiche, sui social, verso il sindaco Cateno De Luca, protagonista nei giorni scorsi di una animatissima protesta contro chi violava i divieti imposti da Comune, Regione e governo. Polemiche alle quali il primo cittadino di Messina ha replicato dichiarando: "Ieri ho approfondito per la prima volta con l'ufficio di gabinetto del Questore  una vicenda appresa dalla stampa. I particolari non li posso svelare, posso soltanto ribadire che sono sempre stato lontano dagli ambienti mafiosi ed ho sempre combattuto ogni forma di mafia. Se avessi avuto contezza di questa vicenda avrei agito prontamente come sono solito fare. Non voglio nessun ringraziamento. La mafia mi ha sempre fatto schifo, come ogni qualsiasi altra forma di sopruso". Ma De Luca è andato anche oltre spiegando di non volere insistere sulla polemica “perché non intendo alimentare - ha detto - gli ipocriti professionisti della finta antimafia, la quale si combatte con la buona e sana Amministrazione e non con certi blasonati convegni o comunicati stampa, utili solo a lavarsi la coscienza per non aver mai fatto nulla di concreto nella lotta al malaffare. La città di Messina non merita di subire queste umiliazioni, soprattutto oggi che ha dimostrato di essere stata compatta nel rispetto delle regole". (segue) Xpa

È polemica a Messina dove, in pieno lockdown, sabato scorso, si è svolto il corteo funebre di Rosario Sparacio, fratello del boss Luigi, detto Gino, oggi collaboratore di giustizia. Ad accompagnare la salma nel suo ultimo viaggio, da casa al cimitero, c’erano infatti una quarantina di persone, a piedi e in auto, contravvenute ai divieti di assembramento per contenere il contagio del covid-19.

Sull’episodio, la questura di Messina ha avviato accertamenti e la procura ha aperto un fascicolo. Al momento è solo una inchiesta conoscitiva, un fascicolo cosiddetto di “atti relativi”, finalizzato a vagliare cioè se ci siano estremi di reato, quello aperto dalla Procura di Messina sui funerali di Rosario Sparacio, fratello del boss, poi pentito, Gino.

La Procura, guidata da Maurizio de Lucia, sta acquisendo gli elementi per accertare sia se ci siano state violazioni del dpcm che vieta gli assembramenti, emanato per contenere il contagio da Covid, sia se tra i partecipanti ci fossero appartenenti a Cosa nostra in libertà, ma tenuti a rispettare limitazioni sulla libertà di movimento. Le forze dell’ordine stanno procedendo alla identificazione dei cittadini presenti. Rosario Sparacio, fratello del boss di Giostra Luigi, detto Gino, poi passato tra i ranghi dei collaboratori di giustizia, non aveva da anni rapporti con l’ex capomafia. Nei giorni scorsi diversi esponenti politici hanno criticato duramente il sindaco di Messina, Catena De Luca, per non aver impedito il corteo. Il primo cittadino ha replicato smentendo che si sia trattato di un corteo e sostenendo come la piccola folla si sia limitata a scortare il feretro per 200 metri, la distanza che separa l’abitazione di Sparacio dal cimitero.

Il sindaco Cateno De Luca ha replicato dichiarando: “Ieri ho approfondito per la prima volta con l’ufficio di gabinetto del Questore  una vicenda appresa dalla stampa. I particolari non li posso svelare, posso soltanto ribadire che sono sempre stato lontano dagli ambienti mafiosi ed ho sempre combattuto ogni forma di mafia. Se avessi avuto contezza di questa vicenda avrei agito prontamente come sono solito fare. Non voglio nessun ringraziamento. La mafia mi ha sempre fatto schifo, come ogni qualsiasi altra forma di sopruso”.

Ma De Luca è andato anche oltre spiegando di non volere insistere sulla polemica “perché non intendo alimentare – ha detto – gli ipocriti professionisti della finta antimafia, la quale si combatte con la buona e sana amministrazione e non con certi blasonati convegni o comunicati stampa, utili solo a lavarsi la coscienza per non aver mai fatto nulla di concreto nella lotta al malaffare. La città di Messina non merita di subire queste umiliazioni, soprattutto oggi che ha dimostrato di essere stata compatta nel rispetto delle regole”.

Tra quanti hanno attaccato il sindaco c’è stato anche Giuseppe Antoci, presidente onorario della Fondazione Caponnetto nonché ex presidente del Parco dei Nebrodi scampato ad un agguato mafioso nel maggio 2016, per il quale “quanto accaduto è gravissimo. E’ incredibile che mentre nel nostro Paese migliaia di famiglie sono costrette a non poter vedere morire i loro congiunti e a dover poi effettuare esequie solitarie e riservate, a Messina accadano cose di questo genere. Personaggi che, con arroganza, pensano che le norme valgano solo per alcuni mentre altri, sull’onda del delirio di impunità, pensano di poter fare i padroncini dei territori volendo, forse, dimostrare che proprio in quei territori comandano loro”.

Attaccati anche i giornalisti, la nota di Assostampa Messina

“In tempi difficili come quelli che stiamo vivendo, impegnati in prima linea per assicurare la migliore informazione possibile sull’emergenza, c’è chi definisce i giornalisti bugiardi e “pezzi di merda”, condividendo attraverso Facebook pesanti insulti e intimidazioni, sol perché scrivono e raccontano l’anomalo assembramento al corteo funebre del fratello del boss Luigi Sparacio”. Lo scrive in una nota l’Assostampa Messina, sindacato unitario dei giornalisti. “Nessuno giudica il dolore per la perdita di un proprio caro, né il desiderio di voler porgere l’ultimo saluto – prosegue la nota – e in questi giorni, sempre più spesso negli ospedali si muore da soli, con o senza coronavirus, a causa delle stringenti regole imposte per contenere la diffusione del virus, A tanti, non è negato soltanto il funerale, ma anche il momento prima della morte. Tutti elementi del dolore umano a cui è innaturale rinunciare, che riguardano tutti noi e che abbiamo raccontato con partecipazione. Da qui – sottolinea la segreteria provinciale Assostampa – l’attenzione che si è alzata su un corteo in cui nessuno sembra essere intervenuto per fare rispettare regole imposte indistintamente a tutti”.

L’Assostampa di Messina, nel “ribadire il diritto dei colleghi a rappresentare la vicenda che è ora al vaglio degli investigatori”, esprime “solidarietà ai colleghi e chiede che si ponga attenzione a reazioni minacciose, intolleranti e offensive che sempre più spesso dilagano attraverso i social e che vedono come destinatari i cronisti che raccontano i fatti”.