Miccichè show a Palazzo dei Normanni, il neo commissario forzista si presenta così…

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Dopo più di un anno lontano dalla scena politica Gianfranco Miccichè mette piede all’Ars e è subito show. A Palazzo dei Normanni per un incontro con il gruppo di Forza Italia, il neo commissario regionale azzurro, nominato a sorpresa venerdì scorso da Berlusconi ha snocciolato una serie di perle. Il primo pensiero di Miccichè è stato quello di dare una lettura “revisionista” della sua candidatura alla presidenza della Regione nel 2012, candidatura che determinò la sconfitta di Musumeci e la vittoria di Crocetta.

Il vecchio-nuovo commissario sa che quella scelta pesa come un macigno sulla sua credibilità politica e sulla capacità di interlocuzione con vecchi e nuovi alleati e per questo prova ad abbozzare una giustificazione. “No, non mi sento responsabile della vittoria di Crocetta in Sicilia. Voglio chiarire una volta e per tutte la questione”. E qui inizia la versione dei fatti secondo l’azzurro.  “Ero stato chiamato a fare il candidato alla presidenza della Regione, ma ho capito che non era il momento giusto e ho deciso io stesso di tirarmi indietro. Io e Raffaele Lombardo – racconta – andammo da Nello Musumeci, gli proponemmo un operazione politica che avrebbe fatto molto bene alla Sicilia e che ancora oggi ritengo validissima: mettere insieme i movimenti autonomisti e sicilianisti Mpa, Grande sud, Alleanza siciliana di Musumeci per offrire un candidato alla presidenza della Regione al Pdl. Berlusconi fu entusiasta di questo progetto, ma Angelino Alfano e Giuseppe Castiglione si scagliarono contro, fecero l’inferno e buttarono fuori a me e Lombardo, lasciandoci soli. A quel punto non avevo scelta, sono stato costretto a candidarmi, non potevo fare altrimenti ma la responsabilità – afferma Miccichè scaricando la responsabilità – va attribuita a coloro che allora erano i leader del partito, cioè Alfano e Castiglione. Io ho dovuto solo spendere quattrini inutilmente per cercare di arrivare terzo e sono arrivato quarto”.

Autoironico quando gli si chiede cosa pensa della sua investitura, considerato che non rappresenta oggettivamente una “novità per la politica siciliana e nazionale. “Se uno si sveglia dopo dieci anni di coma vedendo me, Leoluca Orlando ed Enzo Bianco, penserebbe di essere mancato solo per un’ora. Evidentemente se ci sono le stesse persone, significa che non c’è stato un cambio di classe dirigente. Sono andato via dalla politica pensando di avere creato una classe dirigente, belli o brutti: Angelino Alfano, Simona Vicari, Francesco Cascio, Titti Bufardeci, Innocenzo Leontini erano persone che avevano avuto ruolo importante – ha proseguito -. Evidentemente se si sono persi pure loro o comunque le condizioni sono state tali che l’ultima classe dirigente non è riuscita a sopportare questo momento difficile. Oggi se Berlusconi ha chiamato me, significa che siamo alla frutta”.

Sullo stato del partito in Sicilia il neo coordinatore non si esprime ancora. Le recenti consultazioni e i sondaggi mostrano percentuali ben lontane da quelle che consentirono il 61 a 0 del 2001. “Ho trovato un partito con qualche problemino, troppe correnti e poche linee guida. Sto cercando di incontrare tutti e di parlare con tutti, in pochi giorni penso di farmi un’idea di come procedere per ritrovare l’unità” – ha confidato Miccichè – . “Penso che ci sia molto da fare. Io comunque – ha precisato – non mi candiderò a nulla, le mie figlie mi hanno proibito di diventare di nuovo deputato. Tornerò in campagna”.

Infine una stoccata all’ex pupillo Alfano e un messaggio ai possibili alleati. Il Nuovo centrodestra? “Cambi nome o chiuda i battenti, altrimenti lo denunciamo per falso ideologico…” ironizza. 

“Tra i partiti che dialogano con FI – ha poi affermato Miccichè – spero ci siano Mpa, il movimento di Musumeci, Fratelli d’Italia, e poi c’è questa incognita che è Salvini, ma non so bene cosa voglia fare in Sicilia. Sono movimenti che hanno potenzialmente una grande forza, vedremo”.