Lo hanno trovato impiccato in un casolare, nei pressi del centro di accoglienza di Lampedusa, i suoi stessi compagni. Un giovane migrante di origine tunisina, ospite dell’hotspot nell’isola di Lampedusa, ha deciso di farla finita.
L’extracomunitario, che si è tolto la vita, era sbarcato a Lampedusa lo scorso 30 ottobre e qualche giorno dopo gli psicologi del centro di accoglienza avevano consigliato il suo trasferimento dall’isola a causa del disagio psichico vissuto dal migrante che proveniva dalla Tunisia. I migranti attualmente ospitati nel centro sono quasi tutti tunisini.
“Questa notizia provoca dolore e tristezza”, ha detto il sindaco Totò Martello. “Naturalmente bisogna attendere gli accertamenti in corso per comprendere lo scenario nel quale è avvenuto questo drammatico episodio. Di certo, però, torna in evidenza un tema: è necessario verificare e far rispettare le modalità di permanenza dei migranti che arrivano nell’isola”.
Dovrebbero sostare 48 ore per poi essere accompagnati in strutture più adeguate, “ma dalle prime notizie che abbiamo”, aggiunge il primo cittadino, “sembra che il migrante che si è tolto la vita fosse qui da più di due mesi. Lampedusa non farà alcun passo indietro sul fronte dell’accoglienza, ma deve essere altrettanto chiaro che il centro di accoglienza deve servire per prestare soccorso, cure, prima assistenza e per svolgere le procedure di identificazione. Non può essere un limbo nel quale i migranti si sentono abbandonati a se stessi a tempo indeterminato: non è giusto per loro, e non è giusto per Lampedusa”.
“Gli hotspot rischiano di diventare luoghi di attesa infinita mentre i migranti dovrebbero rimanere in questi centri il tempo minimo per l’identificazione. Il giovane migrante trovato suicida era accolto nell’hotspot di Lampedusa dal 30 ottobre”. Lo ha detto il garante nazionale delle persone detenute e private della libertà, Mauro Palma. “L’esame della situazione degli hotspot in Italia e in particolare in Sicilia – ha aggiunto Palma – sarà la priorità dell’ufficio del Garante in questo inizio d’anno. Il suicidio del giovane tunisino – ha continuato Palma – pone seri interrogativi e richiama al senso di responsabilità che dobbiamo avere tutti. Il ragazzo, oltre ad essere nell’hotspot di Lampedusa da più di due mesi, attendeva da dicembre il trasferimento ad Agrigento”.