Misteri Buffi è il racconto tra l’ironico ed il tragico venuto fuori da lunghe conversazioni estive attorno ad un tavolino di un bar di Piazza Armerina, davanti ad una granita, tra Concetto Prestifilippo, docente e giornalista, ed Antonio Venturino, vice presidente vicario dell’Ars, eletto nel 2012 nel Movimento 5 Stelle che “pentito” se non addirittura “tradito” alza il velo su quella che si pò definire un’insospettabile bugia mediatica.
Con “Misteri Buffi – Il Movimento Cinque Stelle raccontato dal primo grillino pentito” (Ponte Sisto, pagine 87 – €10,00) Concetto Prestifilippo e Antonio Venturino raccontano una sorta di scenografia cinematografica buona per i campi lunghi. La mancanza assoluta di una struttura organizzativa. La sconcertante rivelazione di un finto efficientismo digitale. L’inedita mancanza di interlocuzione con i vertici del movimento. Il leader Beppe Grillo che comunica solo con una stretta cerchia di fedelissimi. “Non ho mai conosciuto Grillo – dice Antonio Venturino – se non per pochi secondi a Piazza Armerina per un comizio con i candidati”. La tanto agognata democrazia digitale si rivela, nelle dichiarazioni di Venturino, una sorta di organizzazione padronale.
Altrettanto surreale appare il racconto del palazzo siciliano del potere. La carrellata dei personaggi evocati è di primo piano. Rivelazioni che riservano sorprendenti e clamorose verità. La mancata rivoluzione del governatore Rosario Crocetta. L’onnipresente senatore Beppe Lumia. Il potere dei Grand commis della burocrazia regionale. E poi, consoli americani, consiglieri del Pentagono, star televisive, fascismi digitali, inquietanti avvertimenti. Un dettato esplicito che consegna l’immagine di un Paese telestupefatto. L’Italia del movimentismo gridato è la nazione dei proclami della Lega, i riti delle ampolle, Pontida. La Penisola delle dirette dal tribunale di Milano, i giudici in copertina, il primo piano dell’ex potente con la bava alla bocca. Oggi è la patria della rabbia. Il Bel Paese di Beppe Grillo che guadagna a nuoto lo stretto di Messina. Il titolo “Misteri Buffi” è un ovvio rimando a Dario Fo. Venturino, nella prima parte della sua vita, è stato attore di teatro. Per anni, ha portato in scena lo spettacolo più noto dell’autore milanese.
Il dato incontrovertibile è che il movimento di Beppe Grillo incarna l’inappagato, storico, irrisolto malcontento italico. Da nord a sud. Alla prova dei fatti però, si rivela inadeguato e antidemocratico. Non c’è spazio per chi dissente dal capo. I tanti Pizzarotti e Venturino sono subito bollati come traditori, pericolosi controrivoluzionari, rinnegati alla Kautsky.
Volutamente, il libro rivela un tono lieve e un registro surreale. Come la storia che narra. Il luogo del riscontro è la Sicilia, ancora una volta metafora dell’Italia. A parlare è un pentito, che si è sentito di più tradito. Non svela però strutture inedite e inviolate. Rivela invece una complessità inesistente. È un racconto in prima persona. Una lunga intervista che non può essere confinata tra le pagine di un giornale. Un colloquio senza le classiche domanda e risposta. Il ritmo è sincopato, da giornale. Come ogni monologo interiore, presenta espressioni tipiche del linguaggio parlato e una scansione disordinata degli accadimenti.
Il sospetto iniziale, per il lettore, è che le dichiarazioni di Venturino siano frutto di revanchismo. Lo sfogo di che è stato bollato di revisionismo. In realtà, l’intento è stato quello di indagare la realtà offline dei Cinque stelle. Fotografare, come bracconieri, il dietro le quinte della scenografia digitale del Movimento. Venturino consegna il ritratto di un’organizzazione vittima di una sorta di nevrosi paralizzante. Un movimento regolato da un antistorico Collettivismo oligarchico.
“Questo libretto è un prontuario senza pretese – spiega Concetto Prestifilippo, che con straordinaria abilità nell’arte della parola e capacità di sintesi giornalistica è riuscito a concentrare una serie di storie che hanno dato vita a Misteri Buffi -. È dedicato in particolar modo ai giovani lettori. Quelli infervorati, pochi. Soprattutto ai disillusi, tanti. Forse, gioverà ricordare loro l’insegnamento di Pietro Nenni. Il vecchio socialista – ricorda Prestifilippo – esortava a dedicarsi alla politica con adeguato distacco dai sentimenti ma, soprattutto, senza il pericoloso ricorso ai risentimenti. La conclusione è che il potere è sempre altrove. Come ammoniva, con lucida disperazione, Leonardo Sciascia. Così come emerge un tratto caratteristico tutto italiano, quello del continuo ricorso ai piccoli ducetti. A quaranta anni dal monito inascoltato di Pasolini, l’Italia è ancora un Paese senza memoria che continua a calpestare le parole del poeta, come ha fatto con il suo corpo”.
“Nel libro Misteri Buffi mi sono definito un grillino pentito, ma mi sento un grillino tradito. Il Movimento 5 Stelle si è subito svelato per quello che non era. Non è una struttura organizzata che utilizza il web, ma un’accozzaglia di umanità diverse accomunate da un odio viscerale nei confronti di una classe politica che non ha fatto nulla di buono per questa terra”, spiega il vicepresidente vicario dell’Ars, Antonio Venturino. “Il libro non ha la pretesa di essere un saggio politico e affronta in maniera leggera e simpatica il problema del Movimento 5 Stelle. Misteri Buffi è un chiaro rimando al maestro Dario Fo. Con Concetto ho parlato di un mistero, quello del Movimento, che è molto buffo ma che potrebbe avere conseguenze tragiche per noi”.
“Mi stupisce come un uomo libero e un grande intellettuale come Dario Fo non abbia avvertito la pericolosità che si annidava dietro la parvenza rivoluzionaria del movimento di Grillo, come abbia potuto avvalorare questa sorta di inconsapevole fascismo digitale, quello delle manganellate da social network, della violenza e del linguaggio volgare e rancoroso”, aggiunge Venturino, espulso dal Movimento 5 Stelle, nel 2013, ufficialmente per essersi mostrato critico sui meccanismi di restituzione di parte delle indennità. “Non sembrava un gruppo parlamentare, ma una ragioneria comunale. Si passava il tempo in sfibranti attività di rendicontazione”, tra logiche di vecchio stampo che prevedevano però, l’imposizione di determinati collaboratori, come “Samantha Busalacchi, la stessa dello scandalo delle firme false a Palermo, un’estremista fanatica”.
Impietoso anche il giudizio su Giancarlo Cancelleri: “Dal punto di vista umano un bravo ragazzo sicuramente animato da grande passione, ma modesto nei contenuti, che non tollerava che qualcuno potesse mettere in discussione la sua leadership. Nei confronti di Cancelleri non ho nessun astio, ma Giancarlo è inadeguato al ruolo di governatore che, come dice lui, la storia vorrebbe affidargli”. In Misteri Buffi Venturino e Prestifilippo ricostruiscono i primi entusiasmi dopo l’arrivo del primo all’Ars: “Il mio paese, Piazza Armerina, aveva subito una mutazione, erano diventati tutti grillini”, fino a scontrarsi con l’assenza di interlocuzione e di strategia all’interno del movimento: “Non era solo inesperienza – dice Venturino – continuavamo a certificare la nostra incertezza e improvvisazione”.
Ma tra aneddoti gustosi del “pentito” grillino e incursioni colte di Prestifilippo, in Misteri Buffi a essere raccontato è il potere siciliano, prigioniero di burocrati e personaggi surreali, tra un malcontento che non trova spazio neanche nella fallita rivoluzione di Crocetta e certi “Richelieu in salsa sicula, come il senatore Beppe Lumia che sbucava da una porticina a ogni riunione per intervenire con tono sacerdotale. Ironia della sorte – osserva Venturino – questa avventura politica era partita con l’idea di distruggere il vecchio e si conclude con la consapevolezza che una sana democrazia non può prescindere dalla centralità dei partiti. Oggi possiamo affermare che il M5S è stato solo un mezzo per arrivare a quei privilegi che tanto si voleva scardinare e condannare”.
“All’Ars non mi pare che il Movimento 5 Stelle faccia opposizione – chiosa Venturino – mi risulta che ha votato l’ottanta per cento delle iniziative parlamentari. Il Movimento era quello che doveva applicare tagli drastici alla politica, ma si è trasformato nel gruppo che costa 500 mila euro all’anno, il doppio degli altri. Eravamo entrati con l’idea di fare qualcosa di importante per la Sicilia, ma i temi come quello del Muos per esempio sono scomparsi subito dall’agenda politica. E’ un movimento-bluff, che riesce, attraverso l’uso scorretto dei social network, a fare uno brainwashing dei cervelli dei giovani”.
Inevitabile parlare dei grillini palermitani, delle prossime elezioni amministrative e dello scandalo firme false e degli scenari che hanno da venire. “Non credo ci sarà un grande successo dei 5 Stelle a Palermo, visto il loro coinvolgimento nello scandalo delle firme false – dice Venturino – anzi, credo non presenteranno alcuna lista per rifarsi una sorta di verginità politica, siamo già a dicembre e francamente mi sembra tardi per le loro “comunarie”. In fondo, non candidare nessuno potrebbe anche essere una strategia per ribadire la propria diversità e purezza”.
“Non mi aspettavo questo scandalo delle firme false – aggiunge Venturino – ma non mi ha sorpreso, perché denuncia tutta la loro approssimazione e pressappochismo. Non ho nulla di personale contro i 5 stelle, ma sono interpreti di una commedia che non conoscono”.