Tra i detenuti del carcere palermitano di Pagliarelli l’avvocato Enzo Fragalà aveva la fama di essere “sbirro”. Lo hanno detto oggi i testimoni ascoltati nel processo per l’omicidio del penalista, aggredito a colpi di bastone la sera del 23 febbraio 2010 e morto in ospedale tre giorni dopo.
Davanti alla Corte d’Assise presieduta da Sergio Gulotta si sono alternate tre donne, una testimone oculare e due avvocati, tra cui Marzia Fragalà, figlia della vittima. E’ stata proprio lei a ricordare che un ex cliente del padre, dopo l’omicidio, nel farle le condoglianze, le disse che gli altri detenuti lo minacciavano, lo sbeffeggiavano e che gli avevano detto di revocare Fragalà, “perché mio padre era avvocato sbirro e lo avrebbe fatto parlare”, ha specificato la teste.
Il detenuto in questione era Onofrio Prestigiacomo, poi effettivamente divenuto collaboratore di giustizia. L’avvocato Loredana Lo Cascio, strettissima collaboratrice di Fragalà nel suo studio penale di Palermo, ha invece ricordato che 4 giorni prima di essere aggredito, il 19 febbraio 2010, l’avvocato aveva letto in aula, durante una udienza di un processo contro due suoi clienti, una lettera scritta da Antonia Sansone, moglie del capo mafia di Pagliarelli Antonino Rotolo.
Nella lettera la donna si attribuiva responsabilità per la provenienza di una somma elevata, circa 500 milioni delle vecchie lire, che veniva contestata a Vincenzo Marchese, imputato di intestazione fittizia di beni. “Nel riferire questa cosa in aula e nel leggere la lettera della donna – ha detto la Lo Cascio – Fragalà usò la consueta enfasi e la solita passione: io gli chiesi se fosse sicuro di voler fare una cosa del genere e lui disse di sì. Parlando dopo l’udienza con il cliente, il signor Marchese, gli chiesi se fosse rimasto contento della difesa appassionata che aveva fatto Fragalà e lui rispose di sì, ma aggiunse: ‘C’era bisogno di tirare fuori questa lettera?'”.
Secondo l’accusa, rappresentata dai pubblici ministeri Caterina Malagoli e Francesca Mazzocco, quella udienza potrebbe essere stata determinante per la fine di Fragalà, che probabilmente doveva essere solo picchiato e non ucciso, ma gli assassini agirono andando oltre il mandato ricevuto. Alla sbarra in Assise ci sono 6 imputati: Antonino Abbate, Salvatore Ingrassia, Antonino Siragusa, Paolo Cocco, Francesco Castronovo e Francesco Arcuri. Il processo è stato rinviato al 9 novembre.