Operazione Lazzaro: si fingevano morti per riscuotere l’assicurazione, 50 indagati

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La polizia l’ha chiamata “operazione Lazzaro” alludendo al ritorno in vita di chi era stato ritenuto morto. Un nome che descrive bene la truffa scoperta oggi: uomini e donne che sottoscrivevano una polizza sulla vita e poi venivano dichiarati deceduti. Poi, però, come Lazzaro tornavano in vita e continuavano la loro esistenza con un po’ di soldi in tasca in più e l’intenzione di stipulare nuove assicurazioni con altre compagnie.

Morti che resuscitavano e falle nei controlli, dunque, che hanno portato alla denuncia di quasi 50 indagati accusati di truffa alle Poste, Unipolsai, Eurovita, Allianz, Zurich, Generali e Genertel. Dei sei fermati nella notte dagli agenti della Squadra mobile di Palermo tre vengono identificati come i capi e promotori della banda.

Si tratta di Danilo Di Mattei, palermitano di 29 anni, Calogero Santi Frenna, detto il “ragioniere”, mediatore finanziario di Agrigento di 55 anni, e Giuseppe Tantillo, nato a Torino, 53 anni. Grazie alla loro esperienza, come hanno ricostruito gli agenti nel corso della lunga indagine coordinata dalla Procura, riuscivano ad ottenere i soldi dalle assicurazione falsificando documenti: dalle schede dei sanitari del 118 ai certificati medici e necroscopici.

Come sostengono i procuratori aggiunti Sergio Demontis, Ennio Petrigni e i sostituti Alfredo Gagliardi, Daniele Sansone e Eugenio Faletra, c’era una “evidente falla del sistema di controlli messo in atto dalle compagnie assicurative”. Il controllo delle pratiche era ed è meramente cartolare.

A far saltare il banco sarebbe bastato un semplice controllo all’anagrafe comunale che avrebbe accertato che i “morti” in verità erano vivi. Per mettere a segno una ventina di truffe che hanno fruttato quasi 3 milioni di euro sono stati utilizzati uomini e donne indigenti vicini alla banda. Parenti in pessime condizioni economiche che potevano essere controllati in ogni movimento. I soldi arrivavano sui conti, regolarmente chiusi subito dopo la truffa, e veniva girate su diverse postepay.

Oltre ai controlli sui documenti la truffa è stata scoperta grazie alle intercettazioni telefoniche. Uno dei fermati, Giuseppe Tantillo, ha anche finto di essere una donna, la moglie di un defunto. Nella registrazione lo si sente parlare con voce femminile: “… senta io sono la signora Biletto Marianna… io avevo spedito un plico… con una polizza vita per poterla pagare… che è un decesso di mio marito”, dice.

Gli indagati al momento sono una cinquantina, ma gli investigatori stanno effettuando controlli su altri casi. Insieme ai tre capi sono stati fermati nella notte Salvatore Patti 42 anni, Agostino Patti, 39 anni e Salvatore Rini, 34 anni. Quest’ultimo è stato uno dei beneficiari delle polizze. Uno dei tanti morti risorti. E per essere credibile su suggerimento di Tantillo avrebbe fatto sparire anche le sue tracce sui social: “… oggi è venuto Giuseppe… si è venuto a prendere la prima cosa già mi ha detto Facebook via… la prossima settimana Kaput”.